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Inflazione in calo nell’Eurozona: cosa significa?

Secondo la stima flash di Eurostat, si comincia a intravedere una primissima frenata dei prezzi: una buona notizia per l’economia e i risparmi.

Primi, modesti, ma incoraggianti segnali di rallentamento dall’inflazione nell’area dell’euro. Secondo la stima flash di Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione Europea, la variazione annua registrata nel mese di dicembre del 2022 dovrebbe attestarsi al 9,2%, in calo dunque rispetto al 10,1% di novembre.

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Cosa vuol dire? Vuol dire che i prezzi continuano a salire, ma a un tasso più contenuto. I dolori per noi consumatori e investitori non sono finiti, dunque: saremo ancora alle prese con prezzi di beni e servizi più elevati e dovremo ancora ingegnarci per difendere i nostri risparmi dall’attacco erosivo dell’inflazione (cosa che dobbiamo fare sempre, però in questo periodo più che mai), ma per lo meno si comincia a intravedere una frenata. E ciò può rappresentare una buona notizia tanto per l’economia quanto per i mercati. Ma, al solito, procediamo con ordine.

All’energia il tasso annuo più alto (meglio, però, di novembre)

Torniamo un momento ai dati Eurostat e soffermiamoci sul dettaglio delle voci. Indovina quale cresce di più a dicembre, sempre secondo la stima flash? Esatto: tra le principali componenti dell’inflazione dell’area euro – che dal primo gennaio include anche la Croazia – sarà l’energia a riportare il tasso annuo più alto a dicembre: +25,7%, in calo comunque rispetto al +34,9% di novembre.

Così le altre voci:

  • +13,8%, dal +13,6% di novembre, per alimentari, alcol e tabacco;
  • +6,4%, dal +6,1% di novembre, per i beni industriali non energetici;
  • +4,4%, rispetto al 4,2% di novembre, per i servizi.

Si conferma rilevante l’impatto sull’inflazione complessiva, anche perché i prezzi di queste voci tendono a fluttuare in misura significativamente maggiore rispetto a quelli delle altre componenti.

Fiammata dei prezzi: come è messa l’Italia?

Secondo le stime preliminari del nostro istituto nazionale di statistica, l’Istat, a dicembre l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (il cosiddetto NIC), al lordo dei tabacchi, è salito dello 0,3% su base mensile e dell’11,6% su base annua, dal +11,8% del mese precedente. In media, nel 2022 i prezzi al consumo hanno registrato una crescita pari al +8,1%, a fronte del +1,9% nel 2021. Al netto degli energetici e degli alimentari freschi – che rappresentano la cosiddetta “inflazione di fondo” – i prezzi al consumo sono aumentati del +3,8%, rispetto al +0,8% dell’anno precedente.

Poi c’è l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA), che è quello utilizzato per le comparazioni a livello europeo: tale indice è aumentato dello +0,2% su base mensile e del +12,3% su base annua, dal +12,6% di novembre. In questo caso, la variazione media annua del 2022 è pari al +8,7%, dal +1,9% del 2021.

Così commenta l’Istat.

“Nel 2022 i prezzi al consumo registrano una crescita in media d’anno di +8,1%, segnando l’aumento più ampio dal 1985 (quando fu pari a +9,2%), principalmente a causa dall’andamento dei prezzi dei beni energetici (+50,9% in media d’anno nel 2022, a fronte del +14,1% del 2021). Al netto di questi beni, nell’anno che si chiude la crescita dei prezzi al consumo è pari a +4,1% (dal +0,8% del 2021)”.

Come interpretare tutti questi numeri?

L’inflazione sta rallentando. E ciò, sui mercati, tende a riaccendere la speranza di un allentamento – consistente, se possibile – della stretta monetaria attualmente in corso. Ma noi ti ricordiamo sempre che queste speranze nel 2022 sono puntualmente andate a sbattere contro la narrazione della Banca Centrale Europea, che insiste su “tassi più alti più a lungo”.

Non a torto, possiamo dire: i dati ci dicono infatti molto chiaramente che, seppure in attenuazione, la fiammata inflazionistica non si è affatto smorzata. Nei prossimi mesi i prezzi potrebbero crescere in modo sempre meno vigoroso, soprattutto se cala il prezzo delle materie prime energetiche (vedi alla voce “gas naturale”). Ma tieni presente che la BCE manterrà la sua linea di rigore fino a quando non assisterà a un calo veramente sostenuto dei prezzi a livello aggregato.

Per contro, gli altri dati macro della zona euro diffusi di recente sono stati positivi: per esempio, a novembre le vendite al dettaglio in Germania sono salite e diversi PMI hanno segnato un miglioramento a dicembre. Insomma, l’ombra cupa della recessione nell’area euro sembra ancora lontana.

Investire con l’inflazione in rialzo: come?

Innanzitutto, consentici di ripetertelo perché male non fa di certo: non tutti i risparmi che accumuli possono restare fermi sotto forma di liquidità. Occorre infatti mixarla con altri strumenti in un portafoglio ben diversificato che rispecchi i tuoi obiettivi e il tuo particolare profilo di rischio.

Ricorda che c’è il tuo Financial Coach, che puoi interpellare per capire cosa è meglio per te in questo peculiare, ma interessante, momento storico.

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