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Inflazione, tassi, voto: sintesi del 2023 e uno sguardo all’anno appena iniziato

Inflazione e banche centrali rimarranno sotto i riflettori, ma attenzione anche agli appuntamenti elettorali, che interesseranno l’Europa a giugno e gli USA a novembre.

Una buona partenza. Una primavera così così, funestata dalla crisi delle banche regionali USA e con la parentesi Crédit Suisse in Europa. Poi un recupero. Quindi una nuova frenata, in scia alle incognite sul settore immobiliare (e di riflesso finanziario) cinese e sull’intera economia del Dragone e ai nuovi scenari di conflitto geopolitico.

Per finire, una chiusura d’anno all’insegna di un rally azionario e di un ripiegamento dei rendimenti obbligazionari, cui ha fatto eco una ripresa dei corsi. A grandi linee si può riassumere così il 2023, un anno che ha visto il principale indice della Borsa di Milano – il FTSE MIB – chiudere con un bilancio più che positivo: +28,03%, il miglior risultato d’Europa. Ma non c’è stato da lamentarsi nemmeno per Madrid (+22,76%), Francoforte (+20,31%), Parigi (+16,52%), Amsterdam (+14,2%) e Londra (+3,78%).

Buona performance in Europa e negli States

L’indice mondiale MSCI World, che cattura la performance delle grandi e medie imprese in 23 Paesi dei mercati sviluppati, ha chiuso l’anno con un +21,77%, mentre per gli emergenti il 2023 è terminato con un +7,04%. Negli Stati Uniti, dove l’economia ha tenuto assai meglio di quanto molti prevedevano a inizio 2023, l’S&P 500 ha concluso con un +24,23%. E si è molto parlato nel Nasdaq 100, l’indice tecnologico USA, con il tech sotto i riflettori tutto l’anno. Il 2023, per dire, ha visto la nascita di ChatGPT, il chatbot basato sull’Intelligenza Artificiale e sull’apprendimento automatico sviluppato da OpenAI e specializzato nella conversazione con utente umano, che ha riportato l’IA sotto i riflettori.

I titoli dell’indice Nasdaq 100 hanno archiviato l’anno ai massimi di tutti i tempi. Il decollo in orbita ha visto protagonista in particolare l’azienda tecnologica USA Nvidia: il valore delle azioni è salito di oltre il 350%. Una gran parte dei progressi dell’S&P500 e del Nasdaq100 si deve proprio ai cosiddetti “Magnifici 7”: oltre a Nvidia, anche Microsoft, Apple, Amazon, Meta, Google e Tesla.

Fed e BCE: il ruolo delle banche centrali

Un ruolo non di poco conto nel rally di fine anno lo hanno giocato le banche centrali, in particolare la Federal Reserve: a metà dicembre sia la Fed sia la BCE hanno optato per una nuova pausa dei rialzi dei tassi, l’ultima dell’attuale ciclo di aumenti. Secondo quanto indicato dai funzionari, ora i tassi resteranno al livello attuale per il periodo necessario a riportare l’inflazione all’obiettivo del 2%.

L’avvio dei tagli, per quanto non remoto, non appare neppure immediato: non sarà oggi né domani, insomma, e neppure (salvo imprevisti cambi di rotta) nei meeting di politica monetaria di fine gennaio. Eppure, in molti se l’aspettano già nel primo trimestre 2024. Questa prospettiva, sul finire del 2023, ha ringalluzzito i mercati e gli indici azionari in generale, determinando un ripiegamento dei rendimenti obbligazionari, in particolare quelli sulle scadenze più lunghe.

Atterraggio morbido: speranza o realtà?

Poco ma sicuro, nell’anno appena iniziato i riflettori continueranno a essere puntati sull’operato delle banche centrali, in particolare la Fed, e sulla lotta all’inflazione. Il 2024 sarà veramente l’anno del “soft landing”, dell’atterraggio morbido dell’economia dopo i rialzi inflazionistici e la conseguente linea restrittiva seguita dai banchieri centrali?

Lo scenario di un atterraggio morbido sembra in effetti emergere dalle proiezioni trimestrali diffuse dalla Fed a metà dicembre: esso include un ripiegamento dell’inflazione che non scatena sconquassi in termini di occupazione e crescita economica. Ma c’è da tener conto di tutta una serie di fattori i cui sviluppi non sono – né possono essere – del tutto prevedibili.

Fattore politico: al voto il 40% del PIL globale

L’inflazione, l’economia, l’operato delle banche centrali: possono essere tutti condizionati dagli scenari geopolitici. Russia-Ucraina, ma anche Israele-Hamas: quanto è lontana la risoluzione dei conflitti? Molto dipenderà dall’esito di una lunga serie di appuntamenti elettorali che nel corso del 2024 vedranno recarsi alle urne Paesi e aree economiche che nel complesso rappresentano quasi la metà del Prodotto Interno Lordo globale. In quello che l’Economist ha ribattezzato “the biggest election year in history”, il più grande anno elettorale della storia, saranno chiamate a votare più di 4 miliardi di persone in ben 76 Paesi. Il 51% della popolazione mondiale.

Si comincia da Taiwan, dove il confronto è tra coalizioni pro-Cina o meno. Il 17 marzo si vota in Russia, ed è attesa una riconferma alla presidenza di Vladimir Putin. Tra aprile e maggio va alle urne l’India, il Paese più popoloso al mondo, e fra il 6 e il 9 giugno tocca ai 27 Stati membri dell’Unione Europea, che eleggeranno i deputati dell’Europarlamento. Il clou il prossimo 5 novembre, quando gli Stati Uniti d’America sceglieranno il loro nuovo presidente e rinnoveranno il Congresso.

Geopolitica, approvvigionamenti e materie prime

E gli scenari geopolitici, come puoi ben immaginare, incidono non poco sugli scambi commerciali. Sulle catene di approvvigionamento, insomma. In questo senso, però, va segnalata l’anomalia del petrolio: malgrado l’esplosione del nuovo conflitto in Medioriente, lo scorso 7 ottobre, il greggio, che è l’asset principale di quest’area del mondo, ha sperimentato un’impennata tutto sommato contenuta, chiudendo poi il 2023 sui 77 (Brent) e sui 71 dollari USA al barile (WTI), meno dei livelli di inizio anno.

E i tentativi di sostenere i prezzi messi in atto dall’OPEC+, il cartello dei Paesi produttori allargato agli alleati, non sembrano aver avuto granché successo, complice anche l’aumento della produzione USA. A ribadire come fattori che sulla carta possono sembrare sfavorevoli non è detto che poi incidano in maniera così rilevante.

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