La Fed non tocca i tassi. E il taglio? Può attendere
Un’inflazione ancora persistente e un’economia solida hanno spinto la banca centrale USA a mantenere i tassi al 5,25%-5,5%.
Un’inflazione ancora persistente e un’economia solida hanno spinto la banca centrale USA a mantenere i tassi al 5,25%-5,5%.
La Fed ha confermato i tre tagli nel 2024, il primo potrebbe essere a giugno. Svolta per la Bank of Japan, che si lascia alle spalle i tassi negativi.
L’inflazione è scesa e continuerà a calare ma, alla luce delle pressioni sui prezzi dovute (anche) alla forte crescita salariale, non bisogna mollare la presa.
Nonostante le tensioni in Medio Oriente e la stretta monetaria, il Fondo Monetario ha rivisto al rialzo le sue stime per l’economia globale.
A gennaio i prezzi nell’Eurozona sono cresciuti del +2,8%, in leggera discesa dal +2,9% di dicembre. E l’Italia fa meglio di (quasi) tutti: inflazione annua allo 0,9%.
Il mese di gennaio si è concluso in terreno decisamente positivo per i principali indici azionari, nonostante le tensioni geopolitiche ancora in atto.
Le fasi di mercato Orso, cioè di mercati in discesa, tendono a scatenare il panico tra gli investitori. Per proteggersi, la chiave è la diversificazione.
Inflazione e banche centrali rimarranno sotto i riflettori, ma attenzione anche agli appuntamenti elettorali, che interesseranno l’Europa a giugno e gli USA a novembre.
Nella riunione di metà dicembre la Fed statunitense è apparsa più colomba, la BCE ancora un po’ falco. Tassi fermi ancora una volta.
Le principali banche centrali si prendono una pausa dopo oltre un anno di rialzi consecutivi. Cosa significa?
Settembre è stato un mese particolarmente denso di eventi economici. Ecco quello che è successo
La Banca Centrale Europea prosegue nella stretta, ma il rialzo dei tassi di metà settembre potrebbe essere l’ultimo prima della pausa.