
Ultimissime dall’inflazione: cosa ci dicono i dati?
I tassi di crescita sono scesi e di molto da quando le banche centrali hanno avviato la stretta monetaria, ma la discesa non è sempre lineare e risente di molti fattori.
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I tassi di crescita sono scesi e di molto da quando le banche centrali hanno avviato la stretta monetaria, ma la discesa non è sempre lineare e risente di molti fattori.
Luglio è stato un altro mese denso e comunque molto positivo per l’azionario. In vista dell’autunno, si aprono nuove sfide e opportunità.
Nell’area euro, il rialzo annuo a giugno è stato del 5,5%, la metà del tasso visto a ottobre ma ancora lontano dall’obiettivo BCE del 2%.
Le banche centrali sono state le protagoniste assolute del mese: la Fed che si è presa una pausa e il picco dei tassi per il mercato non è lontano.
Le due banche centrali hanno ritoccato i tassi, proseguendo nella stretta: ma quanto ancora durerà il percorso di inasprimento?
Si placano le tensioni sulle banche, mentre l’inflazione allenta in parte la sua morsa in Europa e negli USA, in attesa delle decisioni di Fed e BCE.
A marzo nell’Eurozona i prezzi sono cresciuti del 6,9%, in netto calo rispetto all’8,5% di febbraio, mentre continua ad aumentare il dato core.
I tassi di interesse a lungo termine dipendono da molte variabili e non sono sempre facili da prevedere. Vediamo di capirne qualcosa di più.
Le autorità sono intervenute per placare i mercati dopo le crisi bancarie al di qua e al di là dell’Atlantico. I fari restano puntati sull’inflazione.
Il fallimento della banca californiana ha scatenato il panico sui mercati. Ma allarmarti non serve: si tratta, negli States come in Europa, di situazioni molto specifiche.
L’inflazione e i tassi in rialzo celano una buona notizia: la tenuta dell’economia e la forza del mercato del lavoro.
Nell’Eurozona a gennaio i prezzi sono cresciuti dell’8,6% su base annua, in calo rispetto al 9,2% di dicembre. Italia al 10%. Cosa farà la BCE?