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La morbida inversione a U delle banche centrali

La Fed è stata molto chiara: a marzo si parte col rialzo dei tassi. Anche in casa Bce c’è un’aria diversa. Quale impatto su mercati e portafogli?

Prima la Fed, poi la Bce: tenuto conto dei recenti poderosi rialzi dei prezzi, le banche centrali di tutto il mondo – a cominciare dalle due che formulano le scelte monetarie per gli Stati Uniti e l’area euro – si preparano al cambio di rotta.

Cos’ha fatto (e detto) la Fed?

A fine gennaio, la Riserva Federale statunitense ha ammesso che sì, i rialzi dei tassi arriveranno “presto”. Ma non solo: sta anche gettando le basi per ridurre il suo bilancio, arrivato a livelli stellari. E che comunque, fino a marzo, continuerà a crescere. Perché mai farlo lievitare ancora?

Probabilmente – ipotizzano i tre autorevoli economisti di ING James Knightley, Padhraic Garvey e Chris Turner – è perché “la recente volatilità dei mercati finanziari ha indotto i funzionari della Fed a procedere con cautela e senza sorprese”.

La ripresa economica c’è e anche il mercato del lavoro mostra segni di recupero. Però “gli squilibri della domanda e dell’offerta legati alla pandemia e alla riapertura dell’economia hanno continuato a contribuire a elevati livelli di inflazione”.

E sarà proprio l’inflazione a dettare la linea: gli economisti di ING si aspettano “un aumento dei tassi di 25 punti base alla riunione del Fomc (il comitato di politica monetaria della Fed, nda) di marzo”. D’altra parte, in conferenza stampa è stato lo stesso presidente Powell ad ammettere che i membri del comitato sono dell’idea di procedere.

Non solo: Powell non ha escluso un aumento dei tassi a ogni riunione del Fomc, sostenendo che la Fed ha molto spazio per ritoccarli al rialzo senza danneggiare il mercato del lavoro.

E la riduzione delle dimensioni del bilancio?

Inizierà dopo che avrà preso il via il processo di aumento dei tassi. Quindi? Secondo Knightley, Garvey e Turner, la Fed ritoccherà i tassi verso l’alto un paio di volte, a marzo e giugno, e poi – presumibilmente a luglio/agosto – comincerà a far sì che una limitata quantità di attività in scadenza esca dal perimetro del suo budget.

Attualmente le dimensioni del bilancio Fed ammontano a 8.750 miliardi di dollari, pari a circa il 36% del Pil nominale degli Stati Uniti. Il membro del board of governors Chris Waller ritiene che nel lungo periodo dovrebbe essere intorno al 20% del Prodotto interno lordo, il che implicherebbe una “perdita di peso” pari a 2.800 miliardi di dollari Usa.

POST 850 Bilancio Fed grafico DEF

E la Bce? Avvia le manovre per un cambio di rotta

Dopo gli annunci della Fed e la Bank of England che, giovedì 3 febbraio, ha alzato i tassi portandoli allo 0,5%, in quella che è stata la seconda stretta in tre mesi, alla Banca centrale europea l’arduo compito di presentare la sua linea senza suonare troppo restrittiva ma nemmeno più così espansiva. Perché l’inflazione c’è, sospinta al rialzo dai prezzi energetici, che sono una variabile sulla quale – come sottolinea Carsten Brzeski, Global Head of Macro di Ing – l’autorità monetaria non può far nulla.

E così, se da una parte il comunicato stampa post riunione è parso ancora tutto sommato morbido, più decise sono suonate le parole della presidente Christine Lagarde nell’attesissima conferenza stampa che è seguita.

Cominciamo dal comunicato. La parola d’ordine resta “flessibilità”: “il consiglio direttivo è pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti, ove opportuno, per assicurare che l’inflazione si stabilizzi sull’obiettivo del 2% a medio termine”. Quali strumenti? Stiamo parlando del Programma di acquisto per l’emergenza pandemica (Pepp), del Programma di acquisto di attività (Paa), dei tassi d’interesse di riferimento e delle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine della terza serie (Omrlt-III).

Nel dettaglio:

  • Nel primo trimestre 2022, gli acquisti netti di attività nell’ambito del Pepp avverranno a un ritmo inferiore rispetto al trimestre precedente, per poi interrompersi a fine marzo. Il capitale rimborsato sui titoli in scadenza verrà reinvestito almeno fino a fine 2024.
  • Gli acquisti netti mensili nel quadro del Paa ammonteranno a 40 miliardi di euro nel secondo trimestre del 2022 e a 30 miliardi nel terzo. Da ottobre, il ritmo mensile sarà di 20 miliardi di euro, “finché necessario a rafforzare l’impatto di accomodamento dei tassi di riferimento”. Tali acquisti termineranno poco prima che prenda il via il rialzo dei tassi di riferimento Bce. Ma il capitale rimborsato sui titoli in scadenza continuerà a essere reinvestito “per un prolungato periodo di tempo” successivamente alla data in cui partirà il rialzo dei tassi e, in ogni caso, “finché sarà necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario”.
  • I tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale restano rispettivamente allo 0,00%, allo 0,25% e al -0,50%.
  • Proseguirà il monitoraggio delle condizioni di finanziamento delle banche, e il consiglio direttivo continuerà ad assicurare che la scadenza delle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine della terza serie (Omrlt-III) “non ostacoli l’ordinata trasmissione della politica monetaria”.

Quindi, come si vede, tutto sui toni cui siamo abituati. Ma in conferenza stampa la presidente Christine Lagarde ha invece fatto qualche passo oltre.

Che cosa ha detto la presidente Lagarde?

Tre i messaggi chiave:

  • ci sono “rischi al rialzo” per l’inflazione, “molto più vicina al target”;
  • c’è ottimismo di fondo per la ri-accelerazione della crescita europea, superata la fase di rallentamento del primo trimestre dovuta principalmente all’ondata Omicron;
  • la fine dei programmi d’acquisto deve avvenire prima di eventuali rialzi dei tassi, ma – attenzione – non è stata esplicitamente esclusa, come invece era accaduto a dicembre, la possibilità di rialzi nel 2022.

Prossimo appuntamento giovedì 10 marzo 2022

L’attesa ora si è spostata tutta sulla prossima riunione di politica monetaria, in calendario il 10 marzo, con successiva conferenza stampa com’è consuetudine: in quell’occasione, la Bce pubblicherà le proiezioni aggiornate sulla crescita e l’inflazione.

I numeri potrebbero aprire la strada a un’accelerazione del calo degli acquisti e, dunque, a possibili rialzi dei tassi entro fine anno. Ma c’è chi non esclude un primo rialzo dei tassi di 10 punti base già a luglio: il che – rispettando la sequenza ribadita da Francoforte – implicherebbe la fine degli acquisti già ad aprile.

Come reagiranno i mercati al cambio di rotta?

Per un paio di mesi almeno, ha senso attendersi un aumento della volatilità, con un rialzo dei rendimenti a scadenza nei titoli governativi, un allargamento degli spread della periferia d’Europa – nella quale, lo ricordiamo, si colloca anche l’Italia – e un cambio euro/dollaro in salita.

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