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Inflazione, caro energia e tensioni geopolitiche pesano sui mercati

Dopo il recupero di luglio, ad agosto le perdite sono tornate a prevalere sui listini. Protagoniste ancora una volta le banche centrali, determinate a domare la fiammata dei prezzi con un rialzo dei tassi.

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La fase di recupero è durata giusto lo spazio di un mese sui mercati finanziari internazionali. Dopo un luglio finalmente positivo, ad agosto i listini sono tornati in rosso, frenati dalle solite preoccupazioni. Tanto per cominciare, a destabilizzare le Borse sono stati i toni aggressivi di Fed e BCE, entrambe apparentemente pronte a procedere con un nuovo rialzo dei tassi a settembre, nel tentativo di domare un’inflazione che viaggia ancora su livelli elevati.

Secondo la stima flash di Eurostat, ad agosto l'inflazione annuale dell'area euro dovrebbe attestarsi al 9,1%, un nuovo record dopo l'8,9% di luglio. In Italia il dato è salito al 9%, rispetto all'8,4% di luglio, peggio di Germania (8,8%) e Francia (6,5%), ma meglio della Spagna (10,3%).

Anche negli Stati Uniti i prezzi corrono, nonostante il dato di luglio abbia mostrato un lieve rallentamento rispetto al mese precedente: +8,5% su anno, dopo il +9,1% di giugno.

Banche centrali sotto i riflettori

Tra i protagonisti principali del mese, come accennato, ci sono state ancora una volta le banche centrali, riunitesi a fine agosto al simposio di Jackson Hole, negli Stati Uniti. In occasione del summit, il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha ribadito l’intenzione di proseguire su un percorso di forte rialzo dei tassi d’interesse, con l’obiettivo di abbassare la crescita dei prezzi, anche a costo di causare una recessione. Ora le attese per il meeting del 20 e 21 settembre sono per un aumento di 50 o 75 punti, a seconda di come evolverà la situazione. Questo, naturalmente, non è piaciuto ai mercati, che avevano sperato in un rallentamento della stretta dopo l’ultimo rialzo di luglio della Fed.

Lato BCE, a parlare sono stati alcuni membri del comitato esecutivo, tra cui François Villeroy de Galhau, che ha definito “incondizionato” l’impegno ad agire sull’inflazione, motivo per cui vede “un altro rialzo significativo” dei tassi di interesse (si prevede mezzo punto percentuale) come un passo necessario in settembre (la riunione è prevista per l’8 del mese).

Cina e Turchia si muovono controcorrente

La banca centrale cinese ha tagliato i tassi di interesse dei prestiti a medio termine di dieci punti base, portandoli al 2,75%, per sostenere l’economia, dopo la pubblicazione di dati al di sotto delle aspettative sulla produzione industriale e le vendite al dettaglio. Anche la banca centrale turca ha deciso di tagliare i tassi dal 14% al 13%, nonostante un'inflazione appena sotto l'80%, ai massimi da 24 anni.

Energia, quanto ci costi

Intanto a tenere banco in Europa è anche la crisi energetica, con i prezzi del gas alle stelle, mentre la Russia ha stoppato ancora le forniture dal gasdotto Nord Stream 1 dal 31 agosto fino al 2 di settembre, ufficialmente per “motivi di manutenzione”. Il picco della quotazione del gas alla Borsa di Amsterdam ha toccato i 341 euro nella giornata del 26 agosto, per poi ritracciare sotto i 300 euro grazie anche alle rassicurazioni arrivate dai vertici europei, al lavoro per mettere a punto una serie di misure condivise per mitigare gli effetti del caro energia.

Proprio a questo scopo è stato fissato un incontro a Bruxelles il prossimo 9 settembre, in cui si parlerà delle ipotesi di applicare un tetto al prezzo del gas europeo e di disaccoppiare i prezzi del gas da quelli dell’energia elettrica da fonti rinnovabili.

Clima impazzito

L’estate torrida non ha certo contribuito a contenere la corsa delle bollette. E faremmo bene ad abituarci: secondo uno studio britannico, l'ondata di calore registrata in Europa quest'estate è destinata a diventare la normalità entro il 2035, anche se tutti i Paesi dovessero rispettare i target di riduzione di CO2.

180 giorni di guerra

Sullo sfondo, prosegue il conflitto tra Russia e Ucraina, in corso ormai da oltre sei mesi (l’offensiva di Mosca è iniziata il 24 febbraio 2022). Inizialmente la Russia pensava che Kiev sarebbe caduta in tre giorni, ma la resistenza ucraina ha tenuto e oggi, dopo 180 giorni, neppure la Crimea è più saldamente in mano russa.

Alta tensione tra Cina e Taiwan

Come se non bastasse, anche in Cina la situazione è incandescente sul fronte Taiwan. La visita sull’isola della speaker della Camera Usa, Nancy Pelosi, ha mandato su tutte le furie il governo cinese, che ha risposto con cinque giorni di esercitazioni militari. Una sorta di monito agli Stati Uniti, che invece da sempre difendono l’indipendenza di Taipei pur riconoscendo la tesi “dell’unica Cina”.

Focus sull’Italia

Il 25 settembre il Belpaese è chiamato alle urne per le elezioni politiche, dal cui esito usciranno il Parlamento e il governo destinati a guidare il Paese nei prossimi anni. Un evento che seguiranno con attenzione anche in Europa.

Mercati sotto pressione

A soffrire nel corso del mese appena passato è stato in primis l’azionario, specialmente in Europa e negli Stati Uniti, mentre i listini asiatici hanno tenuto meglio e Tokyo ha addirittura registrato una performance positiva. Ma anche sul fronte obbligazionario gli scossoni non sono mancati. Il rendimento del bond decennale USA è salito nel corso del mese fino a quota 3,14% (dal 2,59%), mentre in Europa lo spread BTP/Bund è arrivato a toccare 233 punti base. In generale, comunque, sono saliti tutti rendimenti dell’Eurozona.

Per quanto riguarda le commodity, l’oro è intorno ai 1.713 dollari l’oncia, mentre il petrolio viaggiava a fine mese sui 96 dollari al barile per il Brent e sugli 89 dollari per il WTI. Sul finire di agosto, il ministro dell’Energia saudita, il principe Abdulaziz bin Salman, ha segnalato la possibilità che l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (OPEC) possa tagliare la produzione, poiché i prezzi dei futures sono scesi di oltre il 25% dai picchi di inizio estate, e non riescono a riflettere la rigidità del mercato fisico.

Euro/dollaro sulla parità

Sul fronte valute, infine, il cambio euro-dollaro è sulla parità. Per l’Europa, l’indebolimento della valuta rispetto al dollaro significa poter esportare con più facilità i propri prodotti, il che rende più competitive le imprese nostrane, al netto però dell'inflazione. L'altra faccia della medaglia è rappresentata da importazioni più costose, perché chi acquista lo fa con una moneta più debole: per esempio, il rafforzamento del dollaro sull'euro non aiuta per l'acquisto di petrolio, visto che la quotazione del barile è da sempre fatta con il “biglietto verde”. Sul fronte del turismo, converranno meno gli spostamenti e gli acquisti negli Stati Uniti ma, al contrario, visitare l'Italia e fare compere nel Bel Paese sarà più facile per i turisti americani.

Stando alle previsioni degli analisti, comunque, il calo dell’euro è solo all'inizio. Morgan Stanley si aspetta che la moneta unica cali a 0,97 dollari nel trimestre in corso mentre Nomura stima 0,975 dollari entro la fine di settembre per poi possibilmente scendere a 0,95 o anche a meno.

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