Orso e Toro: cosa significa e come gestire queste fasi?
Le fasi di mercato Orso, cioè di mercati in discesa, tendono a scatenare il panico tra gli investitori. Per proteggersi, la chiave è la diversificazione.
“Il mercato Orso non è ancora finito”, ma anche “Il Toro torna a farsi sentire in Borsa”. Sono tutti titoli reali, pubblicati nel tempo da siti web e giornali del settore finanziario. È il gergo di Borsa, comunemente utilizzato dagli operatori del mercato. Ma visto che non siamo tutti “addetti ai lavori”, cerchiamo di capire cosa significa la presenza dell’Orso o del Toro sui mercati.
Mercato Orso e Toro: cosa vuol dire?
Una prima spiegazione, molto intuitiva, deriva direttamente dal comportamento di questi due animali: il toro attacca l’avversario caricando dal basso verso l’alto, mentre l’orso cala i suoi artigli dall’alto verso il basso. Sui mercati, quindi, le fasi “Toro” (o “bull market”) sono caratterizzate da un rialzo delle quotazioni e da aspettative di aumento dei prezzi: “bullish” sono gli investitori che puntano a trarre profitto dai rialzi, ma anche i segnali che lasciano intendere un’evoluzione positiva sui mercati.
Le fasi “Orso” (o “bear market”) indicano mercati in calo, con vendite generalizzate e attese di un calo dei prezzi. Investitori e segnali in questo caso si definiscono “bearish”.
In estrema sintesi:
- nelle fasi di mercato Orso, l’offerta eccede la domanda (quindi ci sono più persone che vogliono vendere rispetto a quelle che hanno intenzione di comprare) e il sentiment di mercato è negativo, con gli investitori che iniziano a spostarsi dall’azionario verso investimenti ritenuti più sicuri;
- nelle fasi di mercato Toro, la domanda è forte e supera l’offerta, facendo salire i prezzi. Il sentiment è positivo, con gli investitori ansiosi di “salire sul carro dei vincitori” e ottenere profitti.
Mercato Orso e Toro: cosa ci dice la storia
In via del tutto generale, possiamo dire che, convenzionalmente, si parla di mercato Orso quando un indice azionario registra un calo del 20% dal suo precedente picco. Una volta che le quotazioni hanno recuperato tutto il terreno perduto e superato il picco citato, allora si entra in una fase Toro. Queste fasi possono durare mesi o anni. Stando alle analisi di visualcapitalist, che ha scandagliato 60 anni di storia del mercato azionario statunitense (dal 1962 al 2022), l’Orso tende a preferire soggiorni più brevi in Borsa rispetto al Toro.
Gli ultimi 60 anni ci sono stati due periodi di mercato Orso particolarmente lunghi, durati all’incirca 20 mesi ciascuno: all’inizio degli anni Settanta e poi di nuovo negli anni Ottanta, come ricorda visualcapitalist. In entrambi i casi, l’aumento dell’inflazione aveva spinto la Fed ad alzare i tassi di interesse, finendo per innescare una recessione. In particolare, nel 1974 l’indice S&P 500 crollò del 48,2% rispetto al picco, registrando uno dei cali più significativi dalla Seconda Guerra Mondiale.
Quanto al mercato Toro, quello più duraturo è stato negli anni Novanta, sull’onda di un’economia statunitense in grande forma. Durata oltre 12 anni, la fase di rialzo ha visto l’indice S&P 500 salire del 582,1% (con il culmine raggiunto durante la bolla dot.com). Anche dopo la crisi finanziaria globale del 2008 il mercato azionario statunitense ha vissuto un altro lungo periodo rialzista, durato 11 anni e caratterizzato da tassi di interesse estremamente bassi e dalla corsa dei colossi del settore tech.
La buona notizia è che il mercato azionario tende storicamente a crescere – basti pensare che l’S&P 500 ha registrato rendimenti storici medi del +11,5% dal 1928 a oggi. In generale, dunque, la maggior parte dei cicli borsistici si svolge nel segno del Toro.
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