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Perché quest’anno l’uovo di Pasqua costava di più?

Danni alle piantagioni di cacao in Africa occidentale hanno generato un deficit di offerta, innescando un aumento dei prezzi.

Ti sei accorto che, quest’anno, l’uovo di Pasqua era più “amaro” del solito? E no, non stiamo parlando del gusto: i prezzi del cacao stanno aumentando a ritmi vertiginosi da inizio anno a causa di un mix di fattori, che spaziano dal cambiamento climatico alla speculazione dei fondi hedge.

Lo scorso 26 marzo, le quotazioni del cacao hanno superato per la prima volta i 10mila dollari a tonnellata sul mercato dei futures a New York, un livello che ha reso il “cibo degli dei” più caro del rame – nello stesso momento, il prezzo del metallo rosso si aggirava sui 9.300 dollari a tonnellata.

L’aumento è stato repentino e incontrollato: le quotazioni sono salite di oltre il 120% da fine 2023 e hanno quadruplicato il valore rispetto ai 2.500 dollari di un anno fa. Giusto per avere un riferimento, pensa che dagli anni Ottanta a oggi – dopo la precedente crisi di fine anni Settanta – le quotazioni del cacao sono sempre rimaste stabilmente sotto i 3.500 dollari.

Il cambiamento climatico rovina i raccolti

A innescare i recenti rialzi è stata una crisi lato offerta. A differenza della maggior parte delle materie prime, le piantagioni di cacao non vengono coltivate su larga scala, ma da piccoli agricoltori, principalmente nelle zone della Costa d’Avorio e del Ghana, in Africa occidentale, che pesano per circa due terzi della produzione globale.

Negli ultimi mesi, però, entrambi i Paesi hanno potuto contare su raccolti più scarsi del solito, essenzialmente per alcuni “effetti collaterali” del cambiamento climatico.

  • Il passaggio di El Niño ha danneggiato le piantagioni.
  • Piogge più abbondanti del solito, seguite da un periodo prolungato di siccità in Africa occidentale, hanno avuto un impatto deleterio sui raccolti.
  • Le piantagioni, già vecchie e messe a dura prova dai fenomeni meteorologici estremi, sono state colpite da malattie come quella del baccello nero, causata da un fungo, e lo “swollen shoot disease”, trasmesso da una specie di cocciniglia.
  • A tutto ciò si aggiunge il fatto che gli agricoltori locali sono sottopagati e non hanno ancora beneficiato del recente rally, visto che le autorità fissano i prezzi prima dell’inizio della stagione: questo ha impedito loro di investire nella prevenzione e nella cura delle piantagioni e nel rinnovo degli alberi, limitandone la produttività.

Insomma, una serie di fattori oggettivi e naturali ha avuto un impatto negativo sull’offerta delle fave di cacao necessarie per produrre il cioccolato, mentre la domanda continua a crescere, specialmente nei Paesi occidentali (Europa e Stati Uniti). Tanto che, stando alla International Cocoa Organization, la produzione potrebbe risultare inferiore di 374mila tonnellate rispetto alla domanda già nel 2024.

Ma un deficit di offerta – per quanto sia il più grave degli ultimi 60 anni per il settore del cacao – non basterebbe a spiegare da solo l’impressionante aumento dei prezzi. E infatti non è l’unica spiegazione.

Lo zampino dei fondi hedge

Dietro la corsa delle quotazioni, già sollecitate dalle difficoltà di cui ti abbiamo appena parlato, si nota anche lo zampino della finanza e più precisamente degli hedge fund.

Cerchiamo di farla semplice (per quanto possibile). Come spiega un’analisi di Bloomberg, i trader di materie prime utilizzano abitualmente i contratti futures. E se da una parte sperano in un aumento dei prezzi per vendere la commodity in questione (in questo caso, il cacao) a livelli più elevati, parallelamente – per proteggersi – fanno scommesse sul ribasso dei prezzi della stessa materia prima.

In questo modo:

  • se i prezzi salgono, il profitto derivante dalla vendita delle fave di cacao più che compensa le uscite legate alle cosiddette “scommesse ribassiste”;
  • se i prezzi scendono e le scorte di cacao perdono valore, le scommesse ribassiste attutiscono almeno una parte delle perdite.

Qualcosa non ha funzionato

Questa modalità funziona bene quando i prezzi delle commodity oscillano sia verso l’alto sia verso il basso in una forchetta moderata. Ma se i prezzi aumentano troppo rapidamente, come sta succedendo ora al cacao, il meccanismo si inceppa, perché il costo dell’aggiunta della “garanzia” ribassista rischia di diventare insostenibile. Questo può indurre alcuni trader a chiudere le loro posizioni e ad acquistare altri contratti di cacao al prezzo di quel momento. Il che fa salire ulteriormente le quotazioni.

Ma cosa potrebbe fermare una simile spirale al rialzo? I casi sono due, scrive il Corriere.it: o un intervento dei governi pone un limite agli acquisti consentiti ai trader, oppure si arriva a un fragoroso calo che riporta i prezzi sulla terra.

Cosa significa per i consumatori?

I rivenditori di cacao le stanno provando tutte per contrastare come possono gli aumenti dei costi – l’aumento dei prezzi applicati ai consumatori, la vendita di confezioni più piccole allo stesso prezzo, addirittura la riduzione della quantità di cioccolato utilizzata nei prodotti.

E per chi investe?

Un rally delle quotazioni genera opportunità allettanti, ma attenzione a non fare mosse avventate, perché la bolla potrebbe essere sul punto di esplodere: meglio sempre confrontarti con il tuo Financial Coach, per rimettere tutto nella più corretta prospettiva.

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