RAL, IRPEF e tutte le altre. Le parole che ti servono per capire davvero lo stipendio
Hai mai guardato un’offerta di lavoro o letto un contratto con la stessa espressione con cui si osserva un geroglifico egizio? Sappi che sei in buona compagnia. Tra RAL, stipendio netto, lordo, tredicesima, TFR, IRPEF e cuneo fiscale, capire la retribuzione sembra più difficile di decifrare la stele di Rosetta. Ma niente paura. Dopo averti spiegato come leggere la busta paga e come funziona il TFR, oggi ti accompagniamo in un viaggio per scoprire cosa si nasconde davvero dietro numeri e sigle. Perché capire come funziona il tuo stipendio è il primo passo per fare le tue scelte con consapevolezza. E sì, anche per realizzare i tuoi sogni.
1 - Cosa significa RAL
Partiamo dalle basi. Quando firmi un contratto di lavoro, spesso ti viene comunicata una cifra descritta da una parola di tre lettere: la RAL. Questo acronimo indica la Retribuzione Annua Lorda. È il totale che il tuo datore di lavoro si impegna a versare a te in un anno, prima delle tasse e dei contributi. Da qui è facile calcolare un’altra voce.
2 - Stipendio lordo e netto – la differenza
Lo stipendio lordo equivale alla RAL divisa per il numero di mesi in cui si riceve una retribuzione, a cui si sommano altri elementi, come straordinari, bonus, premi e compensi accessori. Ma attenzione: non è quello che finirà nel tuo conto corrente.
Quello che effettivamente ricevi ogni mese è lo stipendio netto, ovvero la somma che rimane dopo che sono stati sottratti:
- i contributi previdenziali (che finanziano la pensione, la disoccupazione, la malattia, i congedi di maternità e parentali)
- le imposte (come l’IRPEF),
- altre trattenute (ad esempio per il TFR, assicurazioni, iscrizioni sindacali, fondi pensione).
Facciamo un esempio pratico: se la tua RAL è di 30.000 €, il tuo stipendio netto mensile sarà intorno ai 1.700-1.800 €, a seconda di vari fattori (regione, detrazioni, contratto, numero di mensilità pagate, ecc.). Sì, la differenza è notevole: la cifra netta percepita in un anno si aggira intorno ai 22.000 €, circa 8.000 in meno del lordo. E no, non è colpa della calcolatrice.
3 - Cos’è il cuneo fiscale - Il grande assente della busta paga
Questi numeri ci tornano utili per spiegare un altro termine. Il cuneo fiscale è la differenza tra la somma lorda che il tuo datore paga per il tuo lavoro e quella netta che ti arriva in busta paga.
In pratica, il datore di lavoro spende una certa cifra per pagarti, ovvero il costo del lavoratore per l’azienda. Questa somma è maggiore della RAL, dato che le aziende hanno altri oneri da sostenere. Il cuneo fiscale in Italia è tra i più alti d’Europa, e questo incide parecchio sul tuo stipendio netto.
Nel 2024 il cuneo fiscale italiano era pari al 47,1%. In pratica, ogni mille euro spesi dal datore di lavoro, il dipendente ne ha ricevuti appena 529, mentre 471 sono andati in tasse.
Negli ultimi anni, ci sono stati alcuni interventi per ridurlo, come tagli al cuneo fiscale per i redditi medio-bassi. Ma la strada è ancora lunga. Intanto, sapere che esiste ti aiuta a capire meglio la tua busta paga e a valutare con più lucidità le offerte di lavoro.
4 - L’IRPEF: cos’è e perché pesa così tanto sul nostro stipendio
Quando si parla di tasse sul lavoro, la protagonista indiscussa è l’IRPEF, ovvero l’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche. È una delle principali fonti di entrata per lo Stato: da sola rappresenta circa il 40% del gettito fiscale totale in Italia. Insomma, è una tassa che conta — e parecchio.
Ma cos’è l’IRPEF? È l’imposta che paghiamo sui redditi che derivano da diverse fonti: lavoro dipendente, lavoro autonomo, rendite da immobili (come case e terreni), investimenti e altri tipi di redditi. Se hai uno stipendio, la trovi direttamente in busta paga.
Una caratteristica importante dell’IRPEF è che è un’imposta progressiva. Cosa significa? Che più guadagni, più alta sarà la percentuale di tasse che paghi. Questo meccanismo si basa sulle cosiddette aliquote IRPEF, cioè delle fasce di reddito a cui corrispondono diversi livelli di tassazione. In parole semplici: chi ha un reddito più alto contribuisce di più.
Aliquote IRPEF 2025
Le aliquote IRPEF dal 2024 sono:
- Fino a 28.000 euro: 23% (0% se inferiore alla no tax area)
- Tra 28.000 e 50.000: 35%
- Oltre 50.000: 43%
La no tax area nel 2025 è di 8.500 euro per i redditi da lavoro dipendente e le pensioni, mentre scende a 5.500 euro per i redditi da lavoro autonomo.
5 – La tredicesima (Occhio! Non è un regalo)
Okay, ora basta parlare di tasse! Concentriamoci su un aspetto particolare della retribuzione: la tredicesima. Come il nome suggerisce, la tredicesima si chiama così perché è il tredicesimo stipendio versato.
Chi ha diritto alla tredicesima?
In Italia, laricevono tutti i lavoratori dipendenti con contratto a tempo determinato o indeterminato. La tredicesima arriva anche ai pensionati e chi riceve assegni sociali.
Come si calcola la tredicesima
Attenzione però! La tredicesima non è un regalo aggiunto alla retribuzione annuale. Come tutte le altre mensilità, fa parte della RAL. Questa, anziché essere divisa per 12, viene divisa per 13, con l’ultima porzione versata a dicembre. Poiché viene calcolata in questo modo, la tredicesima non viene maturata nei periodi in cui non si riceve una retribuzione dal proprio datore di lavoro, ad esempio l’aspettativa. Insomma, la tredicesima equivale a un mese di stipendio solo il dipendente ha effettivamente lavorato per un intero anno.
La quattordicesima
Alcuni contratti prevedono anche la quattordicesima. Il suo meccanismo somiglia a quello della tredicesima. Chi ne beneficia normalmente la riceve a luglio. In maniera simile, un numero ancor minore di contratti prevede la quindicesima mensilità.
Quando arriva la tredicesima
La tredicesima viene erogata a dicembre, normalmente poco prima del Natale: nei giorni tra il 10 e il 22 dicembre. La scelta della data non è casuale: la tredicesima permette così di rinvigorire i consumi prima del Natale se chi la riceve decide di spenderla – ad esempio – in regali.
Ma come nasce? Storia della tredicesima
Ricevere uno stipendio aggiuntivo nel corso dell’anno è una cosa comune in molti Paesi europei. In Grecia, Portogallo e Spagna è obbligatoria per legge, mentre in Austria, Belgio, e nei Paesi Bassi la tredicesima è piuttosto diffusa, anche se non sempre viene erogata a dicembre. In Italia è obbligatoria per alcuni dal 1937, quando entrò a far parte del contratto collettivo di lavoro degli operai. Dal 1960 è obbligatoria per tutti i lavoratori dipendenti.
Consigli per la tredicesima:
La tredicesima fa parte della tua RAL. Quindi è un po’ come se il tuo datore di lavoro avesse messo da parte dei soldi al posto tuo, e te li desse tutti insieme a dicembre. Se stai cercando di risparmiare, lo sforzo è già fatto! Ti basta prendere la cifra ricevuta a dicembre e accantonarla. Così, tredicesima e quattordicesima possono diventare alleate preziose per costruire un fondo di emergenza, fare un viaggio o iniziare a investire.
Sapere è potere
Capire come funziona il tuo stipendio non è solo un esercizio di curiosità: è un atto di libertà. Ti permette di fare scelte più consapevoli, di pianificare il futuro, di dire “sì” o “no” con cognizione di causa. E soprattutto, ti dà gli strumenti per trasformare i tuoi sogni in realtà. Perché alla fine, il denaro non è solo numeri: è possibilità. E con gli strumenti giusti, puoi davvero fare quello che vuoi tu.
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