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Pensioni INPS: occhio alla scadenza del 15 settembre

Alcuni pensionati devono adempiere a una comunicazione obbligatoria, pena la revoca della prestazione. Vediamo di capire di cosa si tratta. E che cosa fare.

Dici INPS e pensi all’assegno pensionistico. Ma l’INPS non è solo pensione classicamente intesa: ho lavorato quarant’anni, ho versato i contributi, mi sono ritirato, ricevo una rendita mensile a vita. L’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale versa agli aventi diritto tutta una serie di prestazioni, alcune collegate ai redditi del nucleo familiare del titolare. Ciò comporta un obbligo di comunicazione, volto ad aggiornare l’INPS sulla situazione reddituale propria e della propria famiglia.

Capita, però, che l’obbligo e le relative scadenze passino di mente. In caso di mancate comunicazioni obbligatorie, scatta la sospensione di parte della prestazione. Ma la situazione si può sanare. Ecco perché è bene tenere a mente questa data: 15 settembre 2024.

Pensioni: cosa succede il 15 settembre?

Nel corso dell’estate, alcuni beneficiari di prestazioni INPS hanno incassato versamenti più bassi. Questo perché non hanno rispettato la scadenza per le comunicazioni obbligatorie sui redditi. Ovvero, non hanno presentato l’aggiornamento obbligatorio che è al centro delle campagne RED dell’INPS e la cui scadenza è fissata al 28 febbraio di ogni anno (quest’anno slittata al 29 marzo 2024). Per tornare al precedente importo ed evitare la revoca della prestazione, i beneficiari devono inviare l’aggiornamento richiesto entro il 15 settembre.

Dal 2021, infatti, l’INPS ha introdotto una salvaguardia a favore dei pensionati, i quali hanno la possibilità di comunicare i dati reddituali entro, appunto, il 15 settembre. Trascorso tale termine, se nel frattempo la comunicazione è pervenuta, l’INPS restituisce le somme precedentemente trattenute. Altrimenti, si rischia appunto la revoca.

Solo alcuni pensionati sono interessati: ecco quali

Sei un pensionato o lo sono i tuoi genitori? Calma: l’adempimento non riguarda tutti i pensionati. Solamente quelli la cui situazione reddituale non è immediatamente verificabile dalle banche dati dell’INPS. Sono salvi tutti coloro che presentano la dichiarazione reddituale all’Agenzia delle Entrate. In tal caso, avendo pieno accesso alle banche dati dell’autorità tributaria, l’INPS può verificare il diritto a ricevere le prestazioni. A posto così, insomma.

Vediamo allora chi è che deve inoltrare l’aggiornamento sui redditi. In base a quanto spiega l’INPS sul suo sito web, ecco chi deve obbligatoriamente rendere la dichiarazione reddituale.

  • I pensionati che negli anni precedenti a quello oggetto di verifica non hanno avuto altri redditi oltre a quello da pensione (propri e, se previsto, dei familiari), se la situazione reddituale ha subito variazioni rispetto a quella dichiarata nell’anno precedente.
  • I titolari di prestazioni collegate al reddito che non comunicano integralmente all’amministrazione finanziaria tutti i redditi influenti sulle prestazioni, perché non devono essere comunicati all’Agenzia delle Entrate con la dichiarazione dei redditi (modello 730 o REDDITI PF). Per esempio, il lavoro dipendente prestato all’estero, gli interessi bancari, postali, dei BOT, dei CCT e di altri titoli di Stato o i proventi di quote di investimento, soggetti a ritenuta d’acconto alla fonte a titolo d’imposta o sostitutiva dell’IRPEF.
  • Quanti sono esonerati dall’obbligo di presentazione all’Agenzia delle Entrate della dichiarazione dei redditi e in possesso di redditi ulteriori a quelli da pensione. Per esempio, chi ha un reddito da pensione e un reddito da abitazione principale.
  • I titolari di alcuni tipi di redditi rilevanti ai fini previdenziali e che si dichiarano in maniera diversa ai fini fiscali all’Agenzia delle Entrate (modelli 730 o REDDITI PF), come per esempio i redditi derivanti da collaborazione coordinata e continuativa o assimilati e lavoro autonomo, anche occasionale.

Come inviare l’aggiornamento sul reddito?

Il modello reddituale va compilato e inoltrato all’INPS, come detto, entro il 15 settembre. Ma in realtà esistono modelli diversi, a seconda del tipo di prestazione (invalidità, assegno sociale, eccetera). Per saperne di più e andare sul sicuro, meglio chiedere informazioni agli sportelli per l’assistenza sulle questioni fiscali e previdenziali (i CAF attivi presso i Patronati, per esempio).

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