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Le 5 tendenze che faranno l’economia del futuro

Non solo sostenibilità: secondo Danske Bank, sono cinque le tendenze in atto che modelleranno l’economia. Indipendentemente dagli esiti del conflitto in Europa.

“La guerra in Ucraina ha reso evidente il fatto che stiamo assistendo alla fine di un’era lunga e pacifica, nella quale si credeva che legami economici più forti riducessero il rischio di conflitti”. A esprimersi così, in un recente report, sono gli analisti della banca danese Danske Bank. Secondo i quali sono in atto cinque tendenze che sembrano destinate a far sentire le proprie ragioni a prescindere dagli esiti del conflitto apertosi nel cuore del Vecchio Continente.

Cinque veri e propri Megatrend, che potrebbero imprimere una direzione all’economia globale nell’arco del prossimo quinquennio o decennio. Curioso di saperne di più? Vediamo allora di capire meglio di cosa stiamo parlando.

Trend #1: un mondo più frammentato

Non solo un mondo più frammentato, ma anche un Occidente più compatto e un’Unione Europea più integrata, con maggiori responsabilità condivise. Lo scenario che si è aperto nel centro dell’Europa, con il rischio di una nuova guerra fredda (e il rischio minore, ma non trascurabile, di una più ampia guerra calda), potrebbe portare alla divisione tra una parte di mondo occidentale, democratica, e un’altra, a est, autocratica, ponendo fine alla globalizzazione nella sua forma attuale.

In questo scenario – “estremo”, si precisa nel documento – il commercio internazionale continuerebbe a superare i confini, sì, ma con uno stop di fatto al percorso d’integrazione. In tal modo, nell’arco dei prossimi dieci anni il cosiddetto “near-sourcing” aumenterebbe la sua velocità, stante il fatto che le catene di approvvigionamento verrebbero sempre più riportate “in casa”.

Uno scenario di questo genere implica però una certa pressione al ribasso sulla crescita e, per contro, pressioni inflazionistiche maggiori rispetto a quelle sperimentate nei decenni passati.

Le tensioni geopolitiche, d’altro canto, sollecitano la discesa in campo di un’Unione Europea più forte e stabile.

“L’UE ha compiuto i suoi maggiori balzi in avanti in tempi di crisi e ci aspettiamo che ciò avvenga anche stavolta”.

Sostengono gli esperti di Danske Bank nel loro report. Eppure, non si può certo ignorare il rischio di un altro balzo: quello del populismo. Cosa che tende a verificarsi proprio nei periodi di più acuta incertezza, e che potrebbe ostacolare uno sviluppo in senso federale dell’UE. Il classico cane che si morde la coda, insomma.

Trend #2: più soldi per la difesa e la transizione verde

Dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, diversi Paesi dell’Unione Europea hanno annunciato aumenti della spesa per la difesa. Le imprese private che operano nel settore potrebbero trarne vantaggio, soprattutto se ci si avvia verso una nuova “guerra fredda”. D’altra parte, il cosiddetto “dividendo della pace”, che nel secondo dopoguerra ha permesso a molti settori di prosperare, potrebbe sottrarre risorse e investimenti ad altri comparti, con un impatto non certo positivo sulla crescita potenziale.

Non solo. La guerra in Ucraina sta spingendo l’Europa a ridurre la sua dipendenza dalle importazioni di fonti energiche dalla Russia. A tutto vantaggio della transizione verde. Ma durante questa transizione bisognerà mettere in campo tutta una serie di misure per colmare le lacune nell’approvvigionamento energetico. In questo quadro, come puoi ben immaginare, l’efficienza energetica diventerà un tema centrale, mentre flussi di capitale e investimenti potrebbero andare a beneficio di quelle aziende che sempre più renderanno possibili tecnologie e soluzioni decisive nei prossimi anni.

Ma attenzione: la transizione verde potrebbe essa stessa alimentare i rialzi dei prezzi. Pensiamo solo alla quantità di metalli industriali, come nichel e cobalto, indispensabili per l’elettrificazione delle società occidentali. E già c’è chi parla di “greenflation”.

Trend #3: una forza lavoro che invecchia

Negli ultimi decenni, l’esternalizzazione verso regioni con manodopera più a basso costo è stata una pietra miliare per molte aziende in cerca di maggiori profitti. La massiccia ondata di outsourcing ha giocato un ruolo molto importante nell’espansione del ceto medio in Cina e negli altri Paesi asiatici e, per contro, nell’erosione della classe media in Occidente.

La piega presa dagli eventi, però, getta un’ombra anche su questo Megatrend: all’outsourcing si tenderà a rispondere con il “near-sourcing” cui abbiamo fatto cenno qualche rigo fa, con tutti gli effetti sui prezzi già menzionati. Automazione e robotizzazione potrebbero contrastare la fiammata. Ma, insomma, la transizione potrebbe non essere del tutto indolore, ecco.

Trend #4: ESG oltre l’ambiente, in ascesa la “S” e la “G”

Finora l’attenzione all’ambiente e la lotta ai cambiamenti climatici hanno dominato le agende e gli obiettivi della sostenibilità a livello globale. Gli esperti di Danske Bank adesso si aspettano un incremento della rilevanza degli aspetti sociali e di governance, come conseguenza di uno scenario in cui operare nei e con i nuovi “big” – fra i quali la Cina – pone tutta una serie di interrogativi sul tema dei diritti umani e sulle questioni di governance.

Non solo: la pandemia di Covid-19 ha portato a galla difetti e lacune anche in alcune grandi economie occidentali. Pure per questo, e a seguito della guerra in Ucraina, l’attenzione verso la buona governance appare in salita. Nel complesso, poiché c’è più consapevolezza e sensibilità, le imprese non avranno altra scelta che integrare la sostenibilità nelle strategie e nei modelli di business.

Trend #5: le banche centrali tornano ai loro mandati

Un ambiente più inflazionistico costringerà le banche centrali a prestare molta più attenzione ai loro mandati originali, aventi per oggetto la stabilità dei prezzi. Ciò significa che sia negli Stati Uniti che nell’area euro i tassi d’interesse potrebbero presto salire ai livelli visti l’ultima volta un decennio fa, se non di più. Ma per quanto tempo i tassi resteranno elevati? Dipenderà da quanto persistenti saranno le pressioni inflazionistiche.

Megatrend in corso: come investire?

Sullo sfondo della pandemia e della guerra in Ucraina, una sola è la certezza: questi due “cigni neri” avranno implicazioni di lunga durata per le aziende e per chi vi investe. Come orientarsi? Le raccomandazioni sono le stesse di sempre:

  • non fuggire di fronte ai cali, perché – come ti ripetiamo ogni volta – se vendi quando tutto scende perdi solo soldi;
  • attieniti al tuo piano di investimenti, che va sempre pensato in un’ottica di medio-lungo termine e non “il lunedì per il martedì”;
  • investi i risparmi, eventualmente un po’ per volta con un PAC, perché solo così puoi difenderli dall’azione erosiva dell’inflazione;
  • prima di fare qualunque mossa, per quanto furba possa sembrarti, confrontati con un consulente finanziario di fiducia.

Le opportunità, anche nelle difficoltà, non mancano. E in genere sono molto interessanti: sarebbe davvero un peccato sprecarle improvvisando col “fai-da-te”.

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