Green bond: quanto conviene investire in sostenibilità?
Green bond e lo studio pubblicato da Bankitalia per conoscerli meglio. Investire conviene: ecco perché
Ti ricordi? Di recente ti abbiamo parlato di investimenti “green”, quelli cioè che anche noi piccoli investitori possiamo fare mettendo in portafoglio titoli azionari oppure obbligazionari emessi da aziende attente alla sostenibilità, oppure fondi esposti a tali titoli. In particolare, ci siamo soffermati sull’investimento obbligazionario “verde”.
Neanche a farlo apposta, dopo i risultati del recente sondaggio della Climate Bonds Initiative, stando ai quali gli investimenti in obbligazioni “verdi” potrebbero raggiungere il traguardo dei mille miliardi di dollari USA totalizzati in un solo anno entro la fine del quarto trimestre 2022, è uscito un altro documento molto interessante. Si intitola “Tutto quello che avreste voluto sapere sui green bond (ma non avete mai osato chiedere)”, è stato curato da Danilo Liberati e Giuseppe Marinelli ed è recentemente apparso sul sito della Banca d’Italia.
“Il lavoro”, si apprende dal sito Bankitalia, “presenta un’analisi del mercato delle obbligazioni i cui proventi sono vincolati al finanziamento di progetti che rispettano criteri ambientali, di governance e sociali”. Criteri sintetizzati nella sigla ESG di cui sempre più si parla.
Cosa emerge dall’analisi della Banca d’Italia?
Innanzitutto, che negli ultimi cinque anni l’offerta globale di green bond è aumentata, raggiungendo nel nostro Paese il 3% dei titoli emessi dal settore privato. Una quota, questa, in linea con la media degli altri Paesi.
E la detenzione di titoli ESG da parte di investitori residenti nel nostro Paese, categoria nella quale rientrano non solo famiglie ma anche banche, compagnie assicurative e fondi pensione, fondi d’investimento e società non finanziarie? Nell’ultimo biennio ha registrato una rapida crescita, tanto che nel marzo del 2021 si collocava all’1,9% del portafoglio obbligazionario, dall’1,4% di fine 2020.
Cresce la quota di obbligazioni ESG nei portafogli
Sappiamo che per anni le obbligazioni hanno rappresentato una componente importante del portafoglio dei residenti italiani – famiglie, banche, compagnie assicurative, fondi pensione, fondi d’investimento e società non finanziarie – con una quota sul totale delle attività finanziarie pari, in media, al 19% negli ultimi due decenni.
Questa la situazione al 2020.
All’interno di tale cornice, l’ammontare degli strumenti ESG nei portafogli, che era trascurabile cinque anni fa, è aumentato in modo costante fino a 16,6 miliardi di euro nel 2019 ed è più che raddoppiato in appena cinque trimestri (quindi in poco più di un anno), arrivando a 37,4 miliardi alla fine di marzo 2021.
Altra nota interessante: la maggioranza dei titoli detenuti dai residenti italiani è del tipo “investment grade”. Vuol dire che il grado di rischio associato è generalmente basso o molto basso.
Quanto conviene investire in sostenibilità?
Tutto ciò premesso, ti starai chiedendo: investire in sostenibilità, sia lato azioni sia lato obbligazioni, conviene? Sì, e non solo in un’ottica di diversificazione. Noi qui abbiamo parlato di green bond segnalandoti che in questa categoria gli investitori italiani preferiscono la fascia “investment grade”, che magari premia meno in quanto a rendimento ma dà qualche rassicurazione in più in termini di solidità dell’emittente. C’è però da considerare anche tutto il côté azionario.
Come accennato all’inizio, infatti, quando si parla di portafogli d’investimento “green” si fa generalmente riferimento a tre tipi di investimento:
- azionario: considerando “green” l’investimento in azioni emesse da aziende con elevati punteggi in corrispondenza della voce “sostenibilità” (ambientale, sociale, di governance, dal che la sigla ESG che abbiamo citato anche prima);
- obbligazionario: è “green”, come detto, l’obbligazione emessa per finanziare progetti di sostenibilità e responsabilità sociale, ambientale e di governance;
- fondi: attivi o passivi, che investono le risorse raccolte presso i risparmiatori in un paniere di titoli azionari e/o obbligazionari “green”.
Ti sarai spesso domandato se per caso tutto ciò non sia solo un investimento in “buone intenzioni”, con poco o addirittura zero ritorno per il tuo eventuale portafoglio d’investimento. Il tema è abbastanza “giovane” e vanno ancora raccolti ed esaminati molti dati a riguardo. Ma quelli finora analizzati appaiono più che incoraggianti: se decidi di investire secondo principi ESG, nel perimetro dei quali rientra a buon diritto anche l’investimento “green”, non fai certo beneficenza.
Questo perché, secondo quanto è emerso finora, aziende ben gestite e dai bilanci solidi – e quindi con performance buone nel medio-lungo periodo – tendono a gestire molto bene i rischi legati alla sostenibilità e alla responsabilità sociale, ambientale e di governance.
Investire nell’economia in trasformazione
L’investimento “green” – e quello ESG in generale – tende a escludere alcuni progetti e settori. E se c’è un periodo nel corso del quale quei progetti e settori (pensiamo per esempio a tutto ciò che riguarda i combustibili fossili) vanno meglio di altri, un fondo tradizionale avrà più possibilità di fare meglio di un fondo che invece è in linea con i temi dell’attualità climatica, ambientale e sociale.
Ma tieni conto che l’economia è in profonda trasformazione – per dire, il modello lineare sta sempre di più cedendo il passo a quello circolare, che già da tempo ha fatto suo il motto “riduci, riusa, ricicla” – e possiamo aspettarci che sempre più aziende attiveranno la modalità “green” e ESG. Sarà, insomma, tutto un fiorire di opportunità.
Stai per caso iniziando a farci un pensierino? Fermati un attimo e chiedi prima al tuo consulente finanziario, che potrà darti i consigli giusti alla luce del tuo profilo di rischio e dei tuoi obiettivi, sempre in un’ottica di corretta diversificazione.