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Cos’è la volatilità e cosa ci sta dicendo in questo momento

Secondo gli esperti di ING, le forti oscillazioni delle ultime settimane sui mercati obbligazionari potrebbero significare lo spostamento della volatilità verso un regime più elevato.

I mercati sono famosi per la rapidità con cui riescono a processare le nuove informazioni e a reagire ad esse. Ma le ultime settimane sono state anche più movimentate del solito: praticamente un giro sull’ottovolante, con la curva dei rendimenti che ha continuato a registrare cambiamenti a doppia cifra percentuale. E se in un primo momento sembrava che i tassi europei rimanessero più stabili rispetto a quelli statunitensi, con il passare dei giorni anche questa convinzione si è rivelata errata. Insomma, oscillazioni di questa portata non si vedevano da tempo.

Che cos’è la volatilità?

Stiamo parlando di volatilità, una metrica utilizzata per leggere il rischio di un investimento, misurando appunto le oscillazioni del mercato. Legata per sua natura al concetto di dispersione dei rendimenti (e quindi al concetto di incertezza), questa metrica è pensata per darti un’idea di quanto i tuoi investimenti possano regalarti sorprese in futuro.

La volatilità si può calcolare in diversi modi, ciascuno pensato per darci informazioni diverse sul rischio degli investimenti.

  • Historical volatility, o volatilità storica. Questo indicatore è molto utile quando viene messo a confronto con le performance passate: se nell’ultimo anno hai avuto una performance del 20%, ma la volatilità è stata del 35%, con molta probabilità il tuo guadagno è stato un colpo di… dispersione. La stessa performance, ottenuta con una volatilità del 10%, ha tutto un altro significato.
  • Downside volatility. Questo indicatore serve a misurare invece la volatilità associata solamente alle perdite. Di fatto è quella che ti dovrebbe preoccupare maggiormente e quella a cui bisogna prestare più attenzione.
  • Expected volatility, o volatilità attesa. Questo indicatore ti dice quale verosimilmente sarà la volatilità futura, per darti un’idea sul rischio che potresti correre, eliminando in molti casi l’eccesso di overconfidence e dandoti così una reale percezione di cosa potrebbe accadere.

Ebbene, tornando a noi: è vero che i mercati tendono spesso a utilizzare il presente come previsione per il futuro, ma il mercato delle “swaptions” (interest rates swap options) prezza livelli di volatilità simili a quelli osservati ultimamente anche a un mese, tre mesi e un anno, come rileva un’analisi di Think, portale di analisi economica e finanziaria di ING.

Non è una volatilità passeggera

I mercati stanno ancora seguendo il solito modello di volatilità implicita, più alta nel breve che nel medio termine, ma questo risulta molto meno evidente che nei precedenti picchi, rileva ancora l’analisi di ING Think. Questo suggerisce che la volatilità non stia semplicemente aumentando, ma che si stia muovendo verso un regime più alto. Ciò si lega alle aspettative di tassi più elevati, dato che la volatilità tende a essere direzionale, scendendo quando i tassi si avvicinano al limite inferiore e viceversa. Ma indica anche che la propensione al rischio degli investitori dovrebbe rimanere limitata nei prossimi mesi, con rischi più elevati e – di conseguenza – rendimenti attesi più alti.

Inflazione o rischio recessione?

Nel mondo obbligazionario, un aumento dei rendimenti dovrebbe in qualche modo compensare gli investitori per i maggiori rischi che si assumono sottoscrivendo bond. “Ma dubitiamo che gli investitori abbandoneranno la loro avversione all’esposizione ai tassi di interesse fino a quando le aspettative sull’inflazione non saranno sotto controllo o fino a quando il rischio di recessione non salirà sopra il 50%”, commentano gli economisti ING autori dell’analisi, convinti che il focus sull’inflazione stia portando i mercati a sottovalutare i rischi per la crescita, messi ora in luce dai nuovi lockdown in Cina.

“Nel tempo, questo potrebbe portare a tassi di interesse più bassi e, di conseguenza, a un calo della volatilità. Ma per il momento i mercati continuano a oscillare tra due scenari che hanno implicazioni radicalmente differenti per i tassi di interesse, e questo significa che continueremo a vedere balzi a doppia cifra percentuale nei rendimenti dei bond”.

Cosa ci sta dicendo la liquidità?

Un aumento della volatilità potrebbe anche nascondere un peggioramento delle condizioni di liquidità nel mercato obbligazionario. Il che si riflette sulla politica monetaria. La Bank of England, per esempio, aveva dichiarato che avrebbe valutato l’avvio di vendite attive di Gilt (titoli di Stato britannici) non appena i tassi di interesse avessero raggiunto l’1%. Cosa che si è puntualmente verificata il 5 maggio, quando la banca centrale britannica ha deciso di aumentare il tasso di interesse di riferimento di 0,25 punti percentuali, all’1%. Una mossa che ha seguito la decisione della Federal Reserve, che ha aumentato i tassi di interesse di mezzo punto percentuale, portando il costo del denaro in una forchetta fra lo 0,75% e l’1% dal precedente 0,25-0,50%.

Cosa può fare l’investitore?

Tieni sempre presente che qualunque sia la situazione economica o di mercato – per non parlare degli scenari, che invece guardano in avanti e sono tutti da confermare – ogni momento è buono per iniziare a investire, mentre ben pochi sono buoni per smettere di farlo. L’inflazione in rialzo, infatti, penalizza i risparmi tenuti sotto forma di liquidità (tenerne una parte è bene, ma tutti non è il caso), mentre i cali premiano chi sa mantenere la giusta dose di calma e lungimiranza e rimane investito, beneficiando dei recuperi che finora, sui mercati, hanno sempre immancabilmente seguito ogni flessione. Ma non è necessario iniziare con il botto: puoi iniziare a investire a piccoli passi, diversificando l’investimento anche in termini temporali, ad esempio con la modalità del Piano di Accumulo del Capitale (PAC). E in ogni caso, ricorda: parlarne con un consulente finanziario ti può aiutare a imboccare la strada giusta.

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