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Russia, Ucraina, noi e i mercati: panico? No grazie

Febbraio è stato dominato dagli eventi internazionali che hanno raggiunto il clou con l’ingresso delle forze russe in Ucraina. Gli effetti sui mercati

 

Il mese di febbraio sui mercati

La sintesi del mese è tutta nel grafico che vedi qui sopra: fuga dall’azionario (asset più redditizio ma proprio per questo più rischioso) a tutto vantaggio dell’oro, il re dei beni rifugio. La colpa non è solo della pandemia, stavolta. Come di certo saprai, a febbraio gli scenari geopolitici ed economici internazionali hanno registrato una svolta improvvisa e decisamente brusca.

Dopo mesi di tensioni con l’Occidente, e dopo aver riconosciuto come indipendenti le due Repubbliche secessioniste del Donbass, nell’Ucraina orientale, nella notte tra mercoledì 23 e giovedì 24 febbraio la Russia ha dato il via all’invasione dell’Ucraina. Il Paese un tempo era parte dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche; dopo la dissoluzione dell’URSS, è diventato uno Stato indipendente.

Ciò che non è mutato è la sua posizione strategica: ecco perché il presidente russo Vladimir Putin l’ha incluso tra i territori che vorrebbe ricondurre sotto la sfera d’influenza di Mosca. Kiev, però, ha lo sguardo rivolto a ovest: Unione Europea e NATO. Il braccio di ferro va avanti da tempo – almeno dal 2014 – e purtroppo alla fine ha avuto come esito la guerra.

I primi negoziati tra le delegazioni dei due Paesi si sono conclusicon un nulla di fatto: d’altra parte, entrambi partivano da richieste molto ambiziose.

Come sono schierati gli altri Paesi?

La Cina – che ha mire analoghe su Taiwan – sostiene la Russia, che da parte sua costruirà un gasdotto per rifornire Pechino e rimpiazzare così l’Europa col Dragone; Stati Uniti ed Europa, dal canto loro, hanno garantito un supporto anche militare all’Ucraina.

Sanzioni a doppio taglio?

In parallelo, ha preso corpo tutta una serie di sanzioni volte a isolare finanziariamente la Russia. Fra queste, il congelamento dei beni dei principali oligarchi alleati di Putin e l’esclusione di alcuni istituti dal circuito interbancario SWIFT.

Quest’ultima mossa, però, potrebbe spingere la Russia e la Cina verso sistemi alternativi e avere ripercussioni sull’economia europea, nel più classico “effetto boomerang”. Basti pensare all’esposizione delle banche italiane e francesi verso Mosca o all’export, soprattutto quello tedesco.

E tuttavia non siamo soli, nello schieramento dei sanzionatori: la Svizzera ha accantonato la sua proverbiale neutralità decidendo di congelare i beni che hanno nel Paese gli oligarchi russi.

Il nodo dell’energia

Quanto sono in grado l’Europa e l’Italia di fare a meno del gas e del petrolio russo? A fine febbraio, i rifornimenti procedevano regolarmente, pur se fra mille incognite. In ogni caso, per il Vecchio Continente si è ufficialmente aperta la sfida di una maggiore diversificazione energetica. In termini di fornitori, ma non solo: e in attesa delle rinnovabili, in Italia il presidente del Consiglio Mario Draghi ha parlato di una riapertura delle centrali a carbone.

Russia-Ucraina, gli effetti sui mercati

A Milano, nell’ultima seduta di febbraio, male i bancari, l’industria dell’auto e le assicurazioni. Bene invece il settore della difesa, in scia all’escalation militare. Chiusa la Borsa di Mosca. A Londra, il titolo della banca russa Sberbank ha perso il 75% dopo che la BCE ha dichiarato in fallimento o a rischio di probabile fallimento la sua divisione Sberbank Europe.

La fuga dagli asset considerati più rischiosi e la domanda di liquidità hanno premiato il dollaro. E sempre a proposito di valute, lunedì 28 febbraio il rublo russo ha dovuto incassare un -24% rispetto al dollaro a valle delle sanzioni internazionali che hanno messo nel mirino i circuiti finanziari e monetari russi.

Gli Stati Uniti, per esempio, hanno annunciato il divieto delle transazioni con la Banca di Russia, la quale per tutta risposta ha portato i tassi d’interesse dal 9,5% al 20%, dato il “mutamento delle condizioni esterne”.

Il petrolio, come del resto anche il gas, ha chiuso il mese in fortissimo rialzo, sostenuto dai rischi di interruzione delle catene di approvvigionamento.

Non solo petrolio e gas

Ma se il flusso di gas dalla Russia verso ovest a fine febbraio procedeva ancora con regolarità, seppure come detto tra mille incognite, su altre commodity già si avvertivano i primi effetti del nuovo disordine mondiale. Russia e Ucraina rappresentano infatti il 29% del totale mondiale dell’export di grano, il 19% del mais e l’80% dell’olio di semi di girasole.

Così, secondo un report dei Consorzi Agrari d’Italia basato sui dati del MATIF di Parigi, la Borsa merci di riferimento internazionale insieme a Chicago, “la prima settimana di guerra in Ucraina ha portato a un aumento dei costi dei prodotti agricoli pari al 13% per il grano tenero e al 29% per il mais a livello mondiale”.

Ultimi dati sull’inflazione

Inflazione in Europa prevista a questo punto in forte rialzo: le stime degli analisti parlano di un +5,4% anno su anno. Intanto, secondo le ultime stime dell’Istat, a gennaio l’inflazione in Italia è salita del +4,8% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, la crescita più alta dall’aprile del 1996. La spinta è arrivata dai rincari dell’energia e, in misura minore, da quelli registrati già prima della guerra in altri settori. In rialzo anche l’indice dei prezzi al consumo dell’area euro e dell’Unione Europea. Per non parlare di Stati Uniti e Regno Unito: numeri che non si vedevano da almeno 30 anni (UK), se non addirittura 40 (USA).

I prezzi dell’energia alle stelle hanno indotto la Commissione Europea, già prima che la situazione internazionale precipitasse, a rivedere al ribasso le stime sul PIL dell’Eurozona.

Parola alle banche centrali

Anche qui, c’è un “prima” e un “dopo”: prima della guerra in Ucraina, nella riunione di inizio febbraio, la presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde non ha escluso un aumento dei tassi entro dicembre; e la Federal Reserve, dal canto suo, non ha escluso un rialzo dei tassi a marzo di mezzo punto percentuale.

Ora ci si chiede se le due banche centrali si atterranno a questo piano d’azione, con le forti tensioni internazionali che devono ancora dispiegare pienamente tutti i loro effetti sull’economia.

A proposito di mix energetico

In un documento di dettaglio rispetto alla tassonomia UE (link), la Commissione Europea ha stabilito che gas e nucleare, a determinate condizioni, possano essere considerate fonti utili alla transizione energetica: una decisione che ora deve passare al vaglio del Parlamento Europeo e del Consiglio UE.

Cosa fare nell’attesa? Calma e consulenza

I fatti di febbraio hanno destato in te una certa inquietudine? Ci sta. Una pandemia e una guerra forse mondiale: prima di noi solo i nostri nonni. In quel caso, Grande Guerra e poi pandemia; e a seguire, addirittura il crollo del 1929.

Come dire: ci sono dei precedenti. Che l’umanità e i mercati, per fortuna, hanno superato. E tuttavia, provare ansia è umano. Diabolico sarebbe cedere ad essa perdendo il controllo, con il rischio di compiere scelte sbagliatissime riguardo ai tuoi soldi.

Perciò, concludiamo con l’invito di sempre: non tenerti tutto dentro e non lasciartene dominare, ma parlane con un consulente finanziario bravo e preparato. Che saprà valutare con te il giusto riposizionamento di portafoglio in questa fase.

 

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