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Coronavirus, siamo davanti a un cigno nero?

Eventi anomali, imprevedibili e con un impatto dirompente, i cigni neri costellano la storia del genere umano. La pandemia da coronavirus è uno di essi?

Fino al 17esimo secolo, gli europei erano convinti che esistessero solo cigni bianchi. Tutto cambiò nel 1697, quando l’esploratore olandese Willem de Vlamingh si imbattè in un cigno nero in Australia. È bastato un solo cigno nero per dimostrare che quel che sembrava impossibile invece non lo era affatto. Fin qui la storia.

Che cosa sono i cigni neri in economia? L’utilizzo del termine “cigno nero” in ambito finanziario si deve invece a Nassim Nicholas Taleb, ex trader di Wall Street e autore di diversi libri – tra cui appunto “Il Cigno Nero” – che ha utilizzato questa espressione per descrivere un particolare tipo di evento. Secondo Taleb, un “cigno nero” ha tre caratteristiche:

  • È un evento anomalo
  • Ha un impatto estremo
  • Nonostante il suo essere anomalo, la gente si inventerà delle spiegazioni per giustificarlo a posteriori.

Taleb sostiene che una manciata di eventi “cigni neri” basti a spiegare quasi tutto ciò che succede ed è successo nel nostro mondo, dalla fortuna di certe idee alla dinamica di numerosi accadimenti storici. Ma il problema è che siamo spesso inconsapevolmente limitati nella nostra osservazione e conoscenza del mondo, non sapendo che i confini tra ciò che riteniamo possibile e quel che giudichiamo impossibile possono spostarsi rapidamente quando le circostanze lo permettono.

Il Covid-19 è un cigno nero? Veniamo alla domanda da un milione di dollari: la pandemia che nel 2020 ha colto il mondo completamente impreparato, sconvolgendo la vita di miliardi di persone, può o non può essere considerato un cigno nero?
Potrebbe esserti già capitato di imbatterti in un titolo come “Il coronavirus è il cigno nero del 2020” – del resto, numerose testate hanno scritto qualcosa di simile. Sta di fatto però che l’uomo che ha coniato questa espressione disapprova in toto. “Mi dà fastidio che la gente lo chiami cigno nero. Non lo è affatto: il coronavirus è un cigno bianco”, ha detto Taleb in un’intervista a Bloomberg. Non che i cigni neri siano mancati, negli ultimi decenni: per esempio, sostiene Taleb, “l’11 settembre lo è stato sicuramente”. Ma l’emergenza covid non lo è. Nonostante il suo impatto sia indubbiamente estremo, la pandemia non è un evento anomalo, perché era prevedibile. Lo ha previsto lo stesso Taleb nel 2007 (Il Cigno Nero): “con l’aumento dei viaggi da una parte all’altra del globo, le epidemie sono destinate ad aumentare: vedo il rischio che uno strano virus molto acuto si diffonda in tutto il pianeta”.
I segnali in effetti non sono mancati. Negli ultimi due decenni abbiamo avuto a che fare con altre epidemie mortali – Ebola, SARS, H1N1. Nel 2005, George W. Bush ha detto “se aspettiamo che la pandemia scoppi, poi sarà troppo tardi per prepararsi”. Nel 2018, il capo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva avvisato che un’epidemia devastante sarebbe potuta iniziare in qualsiasi momento e in qualunque Paese provocando milioni di vittime e che il mondo non era ancora preparato. E lo stesso anno, Bill Gates ha detto che avrebbe sollevato il tema della “preparazione a una eventuale pandemia” con il presidente Usa Donald Trump.
Insomma, sostiene Taleb, aziende e governi non hanno scuse per essersi fatti cogliere impreparati. E definire questa crisi un “cigno nero” serve solo a giustificare un mancato intervento tempestivo.

Qualche esempio di cigno nero nella storia

Ci si potrebbe interrogare per ore sul diritto o meno di questi eventi di arrogarsi il titolo di cigni neri. Oggettivamente però, sono tutti eventi che hanno cambiato il corso della storia in modo imprevedibile.

1637: Il mercato olandese dei tulipani collassa, spazzando via enormi patrimoni e innescando discussioni secolari sulle cause e l’inevitabilità della bolla.

1914: L’assassinio dell’arciduca austriaco Francesco Ferdinando per mano di un nazionalista serbo dà il via a una serie eventi che culminano nella Prima Guerra Mondiale. Il conflitto provoca 14 milioni di morti in 28 Paesi e porta a un nuovo ordine mondiale.

1929: Il crollo del mercato azionario Usa porta a una depressione economica su scala globale – economisti e storici stanno ancora cercando di capirne le cause.

1933: Un muratore italiano emigrato negli Usa tenta senza successo di uccidere il presidente eletto statunitense Franklin Roosevelt, a cui a posteriori si riconosce il merito di aver traghettato gli Stati Uniti fuori dalla Grande Depressione.

1984: Una serie di eventi, tra cui anche un errore di traduzione, porta al fallimento della Continental Illinois, una delle più importanti banche americane, e al suo conseguente salvataggio, che ha dato il via all’idea del “too big to fail”.

1987: Il 19 ottobre, ribattezzato “lunedì nero”, il mercato azionario Usa crolla di nuovo, innescando un declino delle borse mondiali. Taleb, per averlo previsto, ha guadagnato 40 milioni di dollari in quell’occasione.

1996: Nasce Google: l’idea di Larry Page e Sergey Brin di ordinare i risultati di ricerca correlandoli a criteri di pertinenza con le parole chiave diventa la chiave di accesso a internet, un concetto che rapidamente si espande fino ad arrivare all’universo Google come lo conosciamo oggi.

1998: Long-Term Capital Management, un noto hedge fund, perde 4,4 miliardi di dollari in meno di un anno.

2004: Uno tsunami devastante nell’Oceano Indiano si origina da una faglia che non si prevedeva potesse produrre un terremoto di una tale portata.

Ma perché non vediamo arrivare i cigni neri? In parte perché siamo progettati per concentrarci sulle cose specifiche quando dovremmo guardare al quadro più grande, sostiene Taleb. Continuiamo a focalizzarci su quel che già sappiamo e non prendiamo in considerazione le cose che ancora ci sfuggono.
Taleb sottolinea comunque che l’intento del suo libro non è quello di prevedere eventi imprevedibili, ma di costruire una certa resistenza contro gli eventi negativi, continuando allo stesso tempo a beneficiare dei cigni neri positivi. Il punto insomma è riuscire a individuare le aree di vulnerabilità. Da una certa prospettiva, un cigno nero può essere addirittura un modo per aprire la mente e capire che non esiste un sistema di pensiero che non possa essere messo in discussione o semplicemente scardinato.

 

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