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Indici PMI e fiducia dei consumatori: cosa ci dicono gli ultimi dati?

Con una BCE che prosegue nella stretta, i due indicatori sono importanti per capire se effettivamente c’è il rischio di una frenata economica.

In Europa migliora (di poco) la fiducia dei consumatori mentre cala il PMI (Purchasing Managers Index), un indicatore che rappresenta le aspettative dei responsabili acquisti delle aziende. I due dati sono molto importanti per avere un quadro sulle prospettive economiche dell’area euro, soprattutto alla luce delle decisioni di politica monetaria della Banca Centrale Europea, che sembra intenzionata ad alzare i tassi anche durante la prossima riunione di luglio.

Cosa ci dicono i PMI?

Partiamo da una premessa: un punteggio superiore a 50 indica una fase di crescita, mentre un valore inferiore a 50 segnala un calo dell’attività economica. L’indice, in questo senso, funziona come anticipatore dei dati economici, in particolare quelli sul Prodotto Interno Lordo.

Ciò premesso, nell’Eurozona a giugno il PMI del settore servizi è sceso a 52,4 punti, molto al di sotto delle previsioni che indicavano un valore di 54,5 delle stime, mentre il manifatturiero si trova a quota 43,6 rispetto al 44,8 atteso (lo stesso punteggio di maggio), il minimo da 37 mesi. Dopo il calo del mese scorso, il PMI composito è calato ancora, passando da 52,8 a 50,3 punti.

Rallentano anche i due principali Paesi europei. In Germania l’indice PMI del settore dei servizi di giugno è a quota 54,1 punti, contro i 56,3 delle stime degli analisti. L’indice del settore manifatturiero si attesta invece a 41 punti contro i 43,5 previsti. In Francia, l’indice del settore dei servizi è sceso a 48 punti contro i 52 attesi, mentre il PMI manifatturiero migliora leggermente, toccando i 45,5 punti rispetto ai 45,4 delle stime.

Alla luce di questi dati, è possibile che prima di quanto si crede la BCE segua l’esempio della Federal Reserve e si prenda una pausa dai rialzi: questa, almeno, è la lettura di alcuni esperti.

Migliora la fiducia dei consumatori

Per quanto riguarda la fiducia dei consumatori, secondo la stima flash della Commissione UE a giugno nell’Eurozona la fiducia dei consumatori risulta in ripresa di 1,3 punti percentuali (+1,1 nell’UE a 27). Il dato, tuttavia, si colloca molto al di sotto della media di lungo periodo: -16,1 punti nell’area euro e -17,2 nell’Unione europea. A maggio, inoltre, l’indice del sentiment economico “ESI” è diminuito sia nell’Eurozona (-2,5 punti a 96,5), sia nell’Unione Europea (-1,9 punti a 95,2). In calo, sempre a maggio, anche l’indicatore delle aspettative occupazionali (“EEI”), che è sceso di 2,8 punti a 104,7 nell’area euro e di 2,2 punti a 104 in UE.

Cosa significano questi dati per la BCE?

Il lato positivo del rallentamento dell’economia è che si allentano le pressioni inflazionistiche. Il PMI suggerisce infatti un altro mese di raffreddamento dei prezzi sia per la manifattura sia per i servizi. Una crescita in frenata, unita a un calo dell’inflazione, potrebbe spingere la BCE verso un atteggiamento più accomodante, come abbiamo accennato, sebbene al momento, come sottolinea Bert Colijn di ING, “i responsabili politici sembrano preferire un inasprimento eccessivo piuttosto che insufficiente, il che pone le basi per un altro potenziale aumento a settembre”.

Leggere i dati con la giusta serenità conviene

In ogni caso, per leggere in modo corretto questi dati senza farsi prendere da un panico che non è mai utile, il nostro consiglio è sempre lo stesso: parlare con un consulente finanziario. Pensaci: anche molte previsioni di inizio anno erano assai fosche e molti davano per scontata una recessione USA che invece, come ha sottolineato di recente il segretario al Tesoro Janet Yellen in un’intervista a Bloomberg, oggi appare meno probabile.

E intanto molti mercati azionari stanno chiudendo il semestre con numeri in rialzo rispetto all’inizio dell’anno. Chi allora ha rinunciato a investire lasciandosi condizionare dalle previsioni più cupe ha forse perduto qualche opportunità. Affinché ciò non si ripeta, bisogna fare tre cose: mantenere la calma e la lucidità; valutare investimenti adeguatamente diversificati (anche in ottica geografica) e in linea con il proprio profilo e i propri bisogni; valutare cosa fare con l’ausilio di un bravo consulente finanziario.

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