Meteo Mercati febbraio: azionario in attesa di chiarezza sui dazi
Borse mondiali in ordine sparso, mentre si fanno più concrete le politiche commerciali della nuova amministrazione USA.

In un mese contrassegnato da numerosi eventi sul piano economico e geopolitico internazionale – dalle elezioni in Germania ai tentativi di pace in Ucraina, dall’entrata in vigore delle prime tariffe commerciali ai dati che mostrano un’inflazione ancora resistente – i mercati hanno dimostrato tutto sommato una buona tenuta, a eccezione degli ultimi giorni di febbraio, quando il tema dei dazi è tornato a pesare. Specialmente in Europa e in Cina, le performance di febbraio sono state infatti positive, nonostante i timori sul piano commerciale.
Meno brillante l’azionario statunitense, che ha ritracciato dopo un lunghissimo rally che si era protratto anche a gennaio. Guardando ai settori, da segnalare come la tecnologia – e i Magnifici 7 in particolare – siano apparsi meno vigorosi rispetto a come ci avevano abituati nel 2024, nonostante i conti trimestrali ancora una volta notevoli presentati da Nvidia sul finire del mese. Bene invece, su entrambe le sponde dell’Atlantico, il comparto della difesa, che beneficia dell’atteso aumento delle spese militari.
Inflazione ancora resistente
Uno dei temi da segnalare nel corso del mese riguarda senz’altro la dinamica dei prezzi, che ha mostrato una certa tenuta sia negli Stati Uniti (+3% su anno a gennaio e +0,5% su mese, sopra le attese) sia in Europa (+2,5% su anno a gennaio; -0,3% su mese).
I dati sembrano rafforzare le aspettative di una pausa nei tagli dei tassi di interesse da parte delle banche centrali. Se la Fed è già entrata in questa modalità, che si prevede sarà confermata nella riunione del 18 e 19 marzo, per la BCE sembra scontato un ulteriore taglio nella prossima riunione del 6 marzo, a seguito del quale anche Bruxelles potrebbe optare per un periodo di pausa.
Cosa sta succedendo sul fronte commerciale?
Nel mese si è parlato moltissimo di dazi commerciali (qui per approfondire) – il cui risvolto sui mercati, lo ricordiamo, potrebbe essere inflazionistico. Ma a che punto siamo? Lo scorso primo febbraio, Donald Trump ha annunciato dazi del 25% su tutte le merci importate dal Canada e dal Messico (e del 10% sul petrolio canadese), ma ha immediatamente rimandato la loro entrata in vigore di 30 giorni, dopo che i due Paesi interessati si sono impegnati a esercitare un maggiore controllo sul flusso di migranti (il Messico) e sul traffico connesso al Fentanyl (il Canada).
Successivamente, il presidente statunitense ha confermato che, allo scadere del periodo di proroga, le tariffe saranno applicate come previsto. Sono invece entrati in vigore a inizio mese i dazi del 10% sulle importazioni dalla Cina (cui presto si aggiungerà una nuova sovrattassa del 10%), a cui Pechino ha risposto con tariffe dal 10% al 15% su carbone e gas naturale liquefatto (GNL), petrolio, attrezzature agricole e alcuni veicoli di grossa cilindrata made in USA.
Trump ha poi annunciato tariffe specifiche su determinati prodotti: del 25% su tutte le importazioni di alluminio e acciaio negli Stati Uniti (nel mirino, in primis, ci sono sempre Canada e Messico, ma le tariffe colpiscono anche l’UE) e, a partire da aprile, dazi “intorno al 25%” sulle auto straniere. Infine, ha minacciato l’imposizione di dazi del 25% sulle merci importate dall’Unione Europea, su cui “fornirà presto maggiori dettagli”.
Intanto, nel resto del mondo…
Sullo sfondo, restano le trattative su una possibile pace in Ucraina, con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky che ha assicurato che un accordo con Washington sullo sfruttamento dei giacimenti di minerali critici e terre rare “è pronto per essere firmato". La firma dell’accordo – che garantirebbe agli Stati Uniti l'accesso alle terre rare ucraine in cambio della prosecuzione degli aiuti militari USA e di un impegno generico al sostegno economico - era già attesa durante la visita di Zelensky a Washington venerdì 28 febbraio. Ma la delegazione ucraina ha bruscamente lasciato la Casa Bianca (senza firmare) dopo un’accesa discussione tra lo stesso Zelensky e Donald Trump nello Studio Ovale di fronte alla stampa. Intanto, in Medio Oriente si è conclusa a fine febbraio la prima fase della fragile tregua tra Israele e Hamas e si sta negoziando sui termini di una possibile “seconda fase”.