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Libra non ti temo: la risposta delle banche centrali

Dopo il lancio di Libra, si banche centrali e la Banca dei Regolamenti Internazionali hanno creato un gruppo di lavoro per discutere di valute digitali.

Sì, ok, prima se ne parlava, ma niente di che. Poi, l’anno scorso, Mark Zuckerberg con la sua Facebook ha dato alle banche centrali mondiali una poderosa scossa: nel luglio del 2019 è stato infatti pubblicato il codice sorgente di Libra, criptovaluta creata per l’appunto da Facebook. Il lancio è previsto per quest’anno. Non solo. La Banca Popolare Cinese ha recentemente dato un’accelerata depositando un’ottantina di brevetti relativi ai progetti di lancio di un sistema di pagamenti elettronici in valuta elettronica.
Di fronte a questo articolato scenario, alcune fra le principali banche centrali al mondo hanno cominciato a mettere a punto la loro contromossa, possibilmente globale e coordinata. Vediamo di capire bene come, perché e in che cosa consisterà la suddetta contromossa.

Il sistema valutario non sarà più lo stesso?

Le banche centrali si interrogano da tempo sulle prossime svolte e sulle future implicazioni delle valute digitali. Ma fino all’annuncio di Facebook su Libra e alla conferma dell’attivismo della PBoC tutto si è risolto in un puro esercizio speculativo. Con il pungolo della criptovaluta facebookiana e dell’iniziativa cinese, l’idea di una Central Bank Digital Currency, una valuta digitale della banca centrale, sta assumendo contorni decisamente più definiti e concreti. Il tema non è tanto prepararsi a emettere una valuta digitale, quanto farsi trovare pronte nel caso in cui la domanda di valute digitali salisse drasticamente.
In questo quadro, all’inizio del 2020 sei banche centrali hanno annunciato la costituzione di un gruppo di lavoro con l’obiettivo di passare dalle questioni meramente concettuali a quelle più operative: per l’appunto, l’eventuale varo di una Central Bank Digital Currency (in sintesi, CBDC) e la gestione delle sue conseguenze per il sistema finanziario.

Chi c’è dentro il gruppo di lavoro.

Dentro il gruppo di lavoro ci sono la Bank of Canada, la Bank of England, la Bank of Japan, la Banca Centrale Europea, la Riksbank svedese e la Banca Nazionale Svizzera. E con loro c’è anche la Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI), un’organizzazione che promuove la cooperazione internazionale fra le banche centrali e altre autorità finanziarie di tutto il mondo supportandole nel perseguimento della stabilità monetaria e finanziaria.
Il gruppo di lavoro punta a portare avanti il lavoro congiunto del G7 e del Financial Stability Board in un’ottica di coordinamento da cui in effetti non si può prescindere, considerando che le ripercussioni delle valute digitali e delle nuove infrastrutture di pagamento valicheranno ogni possibile confine nazionale. Fermi tutti: alle lettrici e ai lettori più accorti non sarà sfuggita una grande assente. Sì, esatto: la Federal Reserve (oltre alla Monetary Authority of Singapore), che pure sta valutando – ma in solitaria – l’ipotesi di una CBDC.

Le tre priorità del gruppo di lavoro.

Le sei banche centrali dovrebbero incontrarsi a metà aprile per discutere di una serie di questioni relative alla futura introduzione delle CBDC. Tra le suddette questioni naturalmente non mancherà la difesa contro gli attacchi cibernetici. I banchieri centrali si confronteranno a Washington a margine di una conferenza del Fondo Monetario Internazionale e probabilmente nel corso dell’anno pubblicheranno un apposito rapporto. Ma quali saranno le loro priorità? Tre, per cominciare: le vediamo di seguito.

  • Come si può implementare la CBDC senza perturbare in modo massiccio il sistema bancario esistente? La CBDC disintermedierà le banche, che potrebbero perdere parte dei loro depositi. Le autorità monetarie centrali sono ben consapevoli di ciò e devono confrontarsi sui modi per mitigare al meglio questi effetti.
  • Come verrà distribuito lo sforzo tra banche centrali e banche private? Le banche centrali offriranno la CBDC e tutti i servizi connessi (pagamenti e quant’altro)? Se sì, per loro si profilerebbe un lavoro estremamente impegnativo. La banca centrale diventerebbe all’improvviso la più grande banca retail (in termini di clienti) di ogni Paese. Ma avrebbe le risorse informatiche per servire milioni di persone o per effettuare un adeguato controllo della clientela? E chi la supervisionerebbe? Una soluzione potrebbe essere la seguente: la banca centrale emetterà CBDC, le banche storiche e altre imprese offriranno i servizi connessi. Bisognerà valutarlo molto attentamente.
  • Quali saranno gli effetti della CBDC sulla politica monetaria e sulla stabilità finanziaria in un contesto transfrontaliero? Negli anni della crisi dell’area euro, il franco svizzero ha subito una pressione al rialzo con l’afflusso di moneta estera. L’esistenza di una CBDC svizzera avrebbe potuto accentuare queste pressioni sul cambio, consentendo agli investitori globali di depositare fondi cento per cento risk-free direttamente presso la Banca Nazionale Svizzera. Come potrà la banca centrale mitigare queste pressioni sui cambi?

Il treno ha lasciato la stazione.

E questo per ora è l’unico fatto certo. Verosimilmente le banche centrali preferiranno soluzioni accuratamente testate a soluzioni più rapide ma meno efficienti e sicure, quindi ci vorrà ancora qualche anno prima che la CBDC veda la luce.
Nel frattempo, poco ma sicuro, non mancheranno riflessioni, discussioni, ricerche e messe a punto varie ed eventuali.

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