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La BCE spegne 25 candeline e valuta il da farsi

Nella settimana in cui ha festeggiato il quarto di secolo, l’autorità monetaria ha anche presentato il suo rapporto annuale.

I primi 25 anni non si scordano mai. Soprattutto quando a compierli è un’istituzione importante come la Banca Centrale Europea. Nata il primo giugno del 1998 per prepararci all’introduzione dell’euro, la BCE nella sua breve storia ha dovuto affrontare diversi momenti complicati.

Lo è stato particolarmente l’anno scorso quando, a seguito della guerra russa in Ucraina, l’Europa è stata travolta da una crisi energetica che ha fatto aumentare il prezzo del gas del 240% a marzo 2022 rispetto ai valori di inizio anno. Gli incrementi delle quotazioni dell’energia si sono poi riflessi sull’inflazione, già in rialzo in scia alle riaperture post Covid, che ha toccato punte del 10%.

Per contrastarla, nel luglio del 2022 Francoforte ha alzato i tassi di interesse per la prima volta dal 2011, portandoli a maggio al 3,75%. Ma cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi? I festeggiamenti per i 25 anni e la presentazione del rapporto annuale per il 2022 sono stati anche un’occasione per fare il punto sulle prossime mosse. Ecco cosa è emerso.

Cosa ha detto Christine Lagarde?

Intervenendo in occasione delle celebrazioni dei 25 anni, la presidente Christine Lagarde ha affermato che la BCE agirà con determinazione per ridurre l’inflazione.

“Dopo anni in cui era stata troppo bassa, l’inflazione è ora troppo alta ed è destinata a rimanere tale per troppo tempo. Ciò erode il valore del denaro, riducendo il potere d’acquisto e danneggiando le persone e le imprese in tutta la zona euro, in particolare i membri più vulnerabili della nostra società. Ma riporteremo l’inflazione al nostro obiettivo del 2% nel medio termine. Ecco perché abbiamo alzato i tassi di interesse a un ritmo record e perché li porteremo a livelli sufficientemente restrittivi – e li manterremo a quei livelli per tutto il tempo necessario – per riportare l’inflazione al nostro obiettivo in modo tempestivo”.

Le ragioni della svolta monetaria

Cosa ci dice, invece, il rapporto annuale? Parlando del 2022, non si può che partire dalla svolta impressa alla politica monetaria. Da anni, la BCE era alle prese con un’inflazione che non ne voleva sapere di crescere. Poi, nel 2021, i prezzi hanno cominciato a correre. E nel 2022 l’inflazione nell’area dell’euro è aumentata in media dell’8,4% dal 2,6% registrato l’anno precedente. Per contrastarla, la BCE ha varato la stretta monetaria più pesante del suo primo quarto di secolo.

Cronaca dell’anno della svolta

Il 2022 va diviso a metà. Nella prima parte dell’anno la BCE ha adottato alcune misure per normalizzare la politica monetaria, ancora tarata sulla bassa inflazione. A marzo ha posto fine agli acquisti netti di attività nell’ambito del programma pandemico (PEPP) e a partire da luglio ha detto stop a quelli del programma APP.

Nella seconda metà del 2022 ha alzato i tassi d’interesse per la prima volta da più di dieci anni. Nel complesso, i tassi sono aumentati di 250 punti base nelle ultime quattro riunioni del 2022. Per garantire un’ordinata trasmissione della politica monetaria nei diversi Paesi dell’Eurozona, ha poi varato il TPI (Transmission Protection Instrument), il famoso scudo anti-spread.

A dicembre, infine, ha deciso che da marzo di quest’anno il portafoglio titoli del programma APP si sarebbe ridotto a un ritmo “misurato e prevedibile”. Sempre a dicembre, la BCE ha annunciato che i tassi di interesse avrebbero continuato ad aumentare in misura significativa e a un ritmo costante per assicurare un “tempestivo” ritorno dell’inflazione al 2%.

Barra dritta sull’obiettivo del 2%

È stato il vicepresidente della BCE Luis de Guindos a presentare il rapporto annuale alla Commissione per gli Affari Economici e Monetari del Parlamento UE. Dopo aver ricordato che l’area euro è cresciuta “modestamente” all’inizio del 2023, de Guindos ha sottolineato come, sebbene in calo, l’inflazione ad aprile si è attestata al 7%, con quella di fondo che appare ancora elevata.

Per questo, ha spiegato, a maggio la BCE ha deciso di alzare i tassi di 25 punti base e di interrompere, a partire da luglio, i reinvestimenti nell’ambito del programma APP.

“Sebbene la velocità e la portata della nostra stretta politica dallo scorso luglio siano già state senza precedenti, le nostre decisioni future assicureranno che i tassi ufficiali saranno portati a livelli sufficientemente restrittivi per ottenere un tempestivo ritorno dell’inflazione al nostro obiettivo a medio termine del 2%”.

Infine, de Guindos ha ribadito che l’approccio che la BCE seguirà nelle sue future decisioni sarà “dipendente dai dati”.

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