ESG: emissioni e fondi in Europa nel secondo trimestre
Un recente rapporto fa luce sul mercato della finanza sostenibile in Europa, segnalando un calo delle emissioni del secondo trimestre.
Come siamo messi, a sostenibilità? Si può fare di meglio, diciamo. Il punto è stato ulteriormente ribadito a fine settembre presso lo Ziegfeld Ballroom di Manhattan, dove si è svolta la nona edizione dell’Annual Sustainable Investment Forum North America (il Forum annuale sugli investimenti sostenibili in Nord America), organizzato da Climate Action in collaborazione con la UN Environment Programme Finance Initiative. L’evento ha riunito operatori e investitori, per un totale di oltre 3.000 miliardi di dollari di asset in gestione.
Con la 29esima Conferenza delle Parti per il Clima (la COP29) alle porte (si terrà a Baku, in Azerbaigian, dall’11 al 22 novembre 2024), quella del Forum è stata un’ulteriore occasione per chiedersi a che punto siamo. Premesso che bisogna trasformare l’idea stessa di consumo e produzione, la sensazione è che degli investimenti nelle relative opportunità stiamo al momento beneficiando soprattutto le maggiori economie, con il rischio di un Megatrend, di fatto, disomogeneo.
La finanza sostenibile in Europa
Tra le aree economiche che sulla carta sarebbero più avvantaggiate c’è quindi anche l’Europa. Nel Vecchio Continente, gli investimenti “green” e “social” stanno seguendo diverse linee di sviluppo, che coinvolgono i fondi d’investimento e gli emittenti di azioni e obbligazioni. Ad accendere un faro su questi ultimi è stato di recente il rapporto trimestrale dell’Associazione per i mercati finanziari in Europa (AFME), dal quale emerge un quadro non univoco.
Il documento, che fornisce dati e analisi di dettaglio sul mercato della finanza sostenibile in Europa, segnala che nel secondo trimestre dell’anno l’emissione di obbligazioni e prestiti ESG si è attestata a 158 miliardi di euro, con un calo del -14% rispetto al secondo trimestre del 2023 e del -31% in confronto al primo trimestre di quest’anno.
L’evoluzione da inizio anno a oggi
I bond e i prestiti ESG oggetto dello studio comprendono le obbligazioni a marchio ESG, le obbligazioni legate alla sostenibilità e quelle legate alla transizione, i prestiti verdi e i prestiti legati alla sostenibilità.
Su base trimestrale, le emissioni di obbligazioni “green”, “social” e sostenibili sono scese rispettivamente del -18%, del -65% e del -40%. Tuttavia, da inizio anno le classi d'investimento verdi e sostenibili hanno registrato un incremento, guidato principalmente dal boom di emissioni registrato nel primo trimestre dell’anno.
Allargando lo sguardo fino a ricomprendere i mesi da inizio anno, si vede come siano stati gli emittenti tedeschi a guidare il lancio di prestiti e obbligazioni green, contribuendo ai risultati del mercato nel suo complesso con ricavi per 76 miliardi di euro. A seguire gli emittenti francesi, con 72 miliardi di euro. Da notare, tuttavia, che circa il 50% delle obbligazioni legate alla sostenibilità e alla transizione sono state emesse in Italia, mentre la metà delle obbligazioni ESG sono state emesse in Germania o in Francia.
Il contributo degli enti sovrani e sovranazionali
Fatto sta che gli enti sovrani e sovranazionali continuano a contribuire in modo significativo alla crescita dei mercati primari “green” e sostenibili (in generale, il mercato primario è quello sul quale si acquistano i titoli al momento dell’emissione).
- Alla fine del secondo trimestre, il governo italiano ha emesso il più grande green bond singolo dell’anno. Questo nuovo titolo di Stato verde, emesso a fine maggio con scadenza 2037, ha totalizzato 9 miliardi di euro di proventi.
- Dopo l’Italia c’è la Repubblica francese, che a metà gennaio ha emesso un nuovo OAT (7,7 miliardi di euro).
- A sua volta, la Francia è seguita dall’Unione Europea, con 6,89 miliardi di euro.
- La Banca Europea per gli Investimenti è al quarto posto, con i 6 miliardi di euro totalizzati in un’unica emissione verde.
La quota ESG sul totale delle emissioni in Europa
Da inizio anno, l’emissione di obbligazioni ESG – comprese le obbligazioni con marchio ESG, quelle legate alla sostenibilità e quelle di transizione – ha rappresentato il 13% del totale delle emissioni obbligazionarie europee: una percentuale inferiore al 14% del 2023 e al 18% del 2022. Nel dettaglio, il 9,6% è costituito da obbligazioni verdi, l’1,9% da obbligazioni sociali, l’1,1% da obbligazioni sostenibili e lo 0,7% da obbligazioni legate alla sostenibilità e alla transizione.
ESG: quali segnali arrivano invece dai fondi?
I fondi globali con un mandato ESG, compresi i fondi comuni e gli ETF, hanno registrato asset in gestione (i cosiddetti AuM) per 9.700 miliardi di dollari USA nel secondo trimestre del 2024, con un calo pari al -1,7% rispetto al primo trimestre del 2024 e un aumento del +9,4% in confronto allo stesso trimestre dell’anno precedente.
Il calo trimestrale può essere attribuito al deprezzamento degli asset, dato che nel secondo trimestre i fondi ESG hanno registrato un afflusso netto pari a 37,5 miliardi di dollari USA a livello globale.
Premi ESG stabili nel secondo trimestre dell’anno
Gli spread delle obbligazioni societarie ESG rispetto ai benchmark non sostenibili hanno registrato oscillazioni solo minime nei primi due trimestri dell'anno, con un intervallo compreso tra l’1,24 e l’1,68 punti base. La differenza nei premi “green” suggerisce che siano influenzati da qualcosa di più delle sole caratteristiche di sostenibilità: per esempio, da fattori come la liquidità.
Investire per il pianeta e per il tuo portafoglio
Il rapporto dell’AFME ha, fra gli altri, il pregio di riportare l’attenzione sul tema della sostenibilità. Investire a tutto campo in questa sfida, con l’aiuto di un consulente finanziario come il Financial Coach, può rivelarsi una strategia intelligente per il portafoglio, oltre che per il pianeta. Vale la pena di ragionarci su.