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Quali sono i settori più colpiti dal caro-energia?

Gli effetti dell’aumento dei prezzi energetici si fanno sentire un po’ su tutti i settori, in modo diretto o indiretto. L’analisi di ING Think.

I prezzi delle materie prime energetiche in Europa hanno iniziato a salire già nell’autunno del 2021, spinti dal timore che il Vecchio Continente non disponesse di scorte sufficienti per far fronte ai freddi mesi invernali. Fortunatamente, l’inverno si è rivelato piuttosto mite.

Peccato che, proprio quando le preoccupazioni si stavano allentando, la Russia abbia deciso di invadere l’Ucraina, scatenando un vero e proprio conflitto parallelo sulla fornitura di materie prime energetiche. Ed ecco che i prezzi sono tornati a crescere vertiginosamente: la Russia ha progressivamente ridotto le erogazioni di gas all’Europa, e l’Unione Europea, dal canto suo, ha risposto con vari tentativi di imporre un embargo alle importazioni di petrolio e gas da Mosca.

Risultato? I prezzi dell’energia sembrano destinati a rimanere elevati a lungo: stando alle previsioni degli analisti di ING Think, sito di analisi economica e finanziaria del gruppo ING, il gas potrebbe viaggiare sopra i 70 euro/MWh fino al 2023.

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Quanto al petrolio, questo è, al momento, lo scenario tenuto in conto dagli analisti di ING Think: si parla di oltre 80 dollari al barile almeno per tutto il 2024.

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Per le aziende, tutto ciò rappresenta un tema da non sottovalutare. Ma quali sono i settori che possono maggiormente risentirne? Cominciamo col dire che un aumento dei prezzi energetici può avere molteplici impatti sulle società. Quello immediato è, ovviamente, un incremento dei costi. Ma ci sono anche effetti “secondari”: le aziende ad alta intensità energetica possono decidere di trasferire i prezzi più alti dell’energia ai loro clienti in misura variabile.

Di conseguenza, anche i clienti possono trovarsi ad affrontare costi più elevati. Anche realizzare prodotti ad alta intensità energetica potrebbe diventare meno redditizio a causa dell’aumento dei prezzi, spingendo i produttori a ridurre i livelli di produzione. Questo, a sua volta, potrebbe creare temporanee carenze a monte della catena di approvvigionamento.

Breve viaggio tra gli effetti diretti del caro energia

Aviazione, trasporti e aziende chimiche sono probabilmente i settori direttamente più colpiti dall’aumento dei prezzi dell’energia, essendo quelli a più alta intensità energetica. Ma anche la maggior parte dei settori industriali è ad alta intensità energetica: in questo caso, il consumo è più concentrato sul gas, che viene utilizzato per esempio per il riscaldamento. Esistono poi settori a minore intensità energetica, come l’edilizia, il commercio e l’industria automobilistica.

Ma ci sono anche gli effetti indiretti

Attenzione, però: le aziende con un elevato consumo di petrolio e gas non sono le uniche a dover affrontare l’impennata dei prezzi dell’energia. Prendiamo per esempio l’industria alimentare e delle bevande, che acquista molti prodotti dall’agricoltura. Se gli agricoltori sono costretti a rivedere al rialzo i prezzi a causa del rincaro dell’energia, anche l’industria alimentare dovrà far fronte a un’impennata dei costi, seppur magari con un certo ritardo.

Pure le agenzie di viaggi sono dipendenti da settori ad alta intensità energetica come l’aviazione e il trasporto su strada. Un esempio? Se le compagnie aeree sono costrette a ritoccare in senso crescente i prezzi a causa del caro benzina, le agenzie a loro volta dovranno pagare di più per confezionare pacchetti-viaggio da rivendere ai clienti.

Va detto però, sottolineano gli esperti di ING Think, che non tutti i settori ad alta intensità energetica sono condannati a soccombere sotto i colpi degli aumenti dei prezzi. L’impatto dipende infatti anche dai margini di profitto e dalla capacità di trasferire gli aumenti di prezzo ai clienti.

Aviazione e metalli i più colpiti

Stando all’analisi degli esperti, sanità, retail, costruzioni e wholesale sono i settori meno colpiti dal caro energia, essendo poco esposti agli shock dei prezzi di acquisto e potendo quindi contare su margini di profitto abbastanza stabili. Aviazione e metalli di base sono invece i settori che soffrono di più, a causa dell’altissima intensità energetica che rende difficile reagire alle fluttuazioni dei prezzi dell’energia.

Verso una nuova normalità?

Al netto dell’impatto sui singoli settori, comunque, una cosa è certa: i responsabili delle decisioni aziendali si trovano di fronte a una nuova normalità, in cui è probabile che i prezzi dell’energia rimangano alti ancora a lungo. I mercati del gas e del petrolio sono estremamente rigidi e i prezzi dei future non indicano un ritorno in tempi brevi ai livelli cui ci eravamo abituati negli ultimi anni.

Sarà una nuova normalità anche per chi investe? Probabilmente sì: ma per capire come muoversi e se (e come) adattare il proprio portafoglio d’investimento, non resta che confrontarsi con il consulente finanziario di fiducia. Che saprà aiutarti a guardare tutto dalla giusta prospettiva. E con la giusta dose di serena lucidità.

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