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L’ego non va d’accordo con le scelte d’investimento

Imparare dagli errori è importante, ma qualcuno pensa di esserne immune. Come contrastare l’egocentrismo e la “superiorità illusoria”.

Quello che vedi è quello che c’è. Oppure no? Non proprio: noi, infatti, non vediamo il mondo così com’è, ma filtrato dai cosiddetti “bias”. Di cosa si tratta? I bias sono scorciatoie alle quali il nostro cervello si affida per risparmiare fatica ed energia. Molto utili in epoca preistorica, quando bisognava decidere in fretta se quella fosse solo un’ombra o se invece fosse un vero e proprio predatore dal quale fuggire, oggi queste scorciatoie ci fanno ancora risparmiare tempo e fatica, ma spesso ci costano denaro perché provocano una distorsione della realtà che influenza le nostre valutazioni e, di riflesso, le nostre scelte.

Nessun bias è un’isola a sé

Essendo meccanismi messi a punto dal nostro cervello nel corso del suo lungo percorso evolutivo con l’obiettivo di aiutarci a prendere decisioni rapide per la nostra stessa sopravvivenza, i bias costituiscono una famiglia i cui componenti sono strettamente imparentati, tanto che spesso si fa fatica a capire dove finisca l’uno e dove cominci l’altro. E anche il più funzionale e utile finisce con l’avere risvolti a volte preoccupanti, che sfociano in scelte discutibili o azzardate.

Prendiamo, per esempio, il bias dell’egocentrismo: questo bias ci mette letteralmente al centro del mondo e ci serve perché grazie ad esso riusciamo a rapportare a noi stessi le esperienze che viviamo e ad archiviarle nella nostra memoria, imparando di volta in volta cose nuove. C’è un “io” e un mondo nel quale questo “io” si muove e poi c’è la nostra mente che getta ponti tra l’“io” e il mondo esterno.

Il guaio è che spesso tendiamo a esagerare la nostra rilevanza. Ma non è solo questo il punto. Prendiamo una scala che va da uno a dieci: tu dove ti collochi? Magari sei una persona modesta. Sappi però che buona parte delle persone crede di essere un sette. Ognuno di noi, infatti, ritiene di essere migliore della maggior parte delle persone in molti ambiti, dal comportamento compassionevole verso il prossimo alle prestazioni professionali.

Dall’ego alla “superiorità illusoria”

Il fenomeno, noto come “superiorità illusoria”, si riscontra con una certa frequenza. E a dirlo non è il senso comune, ma esperti del calibro di David Dunning, psicologo della Cornell che, insieme al suo allievo Justin Kruger, ha teorizzato l’effetto che porta il loro nome, il Dunning-Kruger.

Dal momento che generalmente gli altri sono troppo educati per dire ciò che pensano veramente, gli incompetenti non si vedono mai smentiti e maturano col tempo la convinzione di saperne più di tutti. Una vera e propria autoillusione, che finisce con l’alimentare un altro bias: quello dell’overconfidence.

Un fenomeno alquanto diffuso

Da quando sono iniziati gli studi comportamentali, le persone coinvolte si sono date il massimo dei voti per la maggior parte dei tratti positivi. Se la maggior parte di loro è in grado di valutare bene gli altri, è addirittura molto ottimista quando valuta se stessa.

Non solo: se quando valutiamo le azioni altrui siamo disposti a riconoscere il ruolo che le circostanze esterne possono avere avuto sugli esiti di quelle azioni, noi mediamente attribuiamo un grandissimo valore alla nostra volontà, ritenendo che ogni cosa sia dipesa e dipenda dalla nostra intenzione, dal nostro sforzo, dal nostro desiderio, dalla nostra capacità di azione.

Non finisce qui. La maggior parte delle persone sopravvaluta il proprio quoziente intellettivo. In uno studio del 1977, il 94% dei professori si collocò sopra la media rispetto ai propri colleghi. In un altro studio, il 32% dei dipendenti di un'azienda di software dichiarò di avere prestazioni migliori di 19 su 20 loro colleghi.

Come tutti i bias, anche questo, però, ha preso forma nel tempo con uno scopo ben preciso: le uniche persone che non si autocelebrano sono gli ansiosi e i depressi, e questo lascia supporre che la “superiorità illusoria” sia anch’essa un meccanismo di protezione che la mente mette in atto.

Attenzione a quando diventa overconfidence

Quindi, ricapitolando: le esperienze che viviamo hanno senso perché ci siamo noi al centro; d’altro canto, noi siamo molto in gamba; siamo così in gamba che non abbiamo bisogno che qualcuno ci dica cosa fare o non fare con i nostri soldi. L’eccesso di fiducia è uno dei bias che i ricercatori Consob riscontrano abbastanza puntualmente nel corso delle rilevazioni che poi confluiscono nel Rapporto sulle scelte d’investimento delle famiglie italiane. Fatto sta che chi fa da sé – ci dice sempre Consob – tende a sovrappesare la liquidità nel suo portafoglio d’investimento, esponendosi così alla grande al potere erosivo dell’inflazione.

La verità è che ogni ego ha bisogno di un argine. Per il suo stesso bene. Occorre avere l’umiltà di ammettere di non sapere proprio tutto, e in ogni caso è bene essere sempre disposti a confrontarsi e ascoltare. Soprattutto quando si tratta di una questione delicata come la gestione dei risparmi e degli investimenti. Ne va del raggiungimento dei nostri obiettivi futuri, che solo una consulenza professionale può aiutarci a conseguire nel migliore dei modi.

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