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Debito pubblico: cos’è e perché se ne parla

Ne avrai sentito parlare spesso, specialmente in riferimento al consistente debito pubblico dell’Italia: ecco di cosa si tratta.

Avrai sentito parlare – e magari l’avrai tu stesso citato en passant – di debito pubblico e rapporto debito/PIL. Sono concetti che vengono menzionati spesso nei notiziari e nei quotidiani, soprattutto in riferimento al considerevole ammontare di debito pubblico che l’Italia si porta dietro da anni. Cresciuto ulteriormente con la crisi innescata dalla pandemia di Covid-19, secondo molte stime potrebbe risentire nei prossimi mesi – e addirittura anni – della situazione venutasi a creare con la guerra russa in Ucraina.

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Ma ti sei mai domandato che cos’è esattamente il debito pubblico? Proviamo a spiegartelo in modo sintetico. Pronto? Partiamo.

Debito pubblico: una definizione

Per capire bene cos’è il debito pubblico (italiano in questo caso, ma ogni Paese ha il suo debito, chi più, chi meno), prova a immaginare l’Italia come una grande famiglia in cui lo Stato, nel suo ruolo di “genitore”, chiede a tutti i suoi “figli”, cioè i cittadini, di contribuire alle spese.

Bene. Noi cittadini contribuiamo versando le tasse (anche qui, chi più, chi meno, ma questa è un’altra storia): nel migliore dei mondi possibili, questi versamenti basterebbero a coprire le spese dello Stato – gli stipendi dei dipendenti pubblici, le pensioni, la manutenzione/revisione/sostituzione delle infrastrutture, e via dicendo.

Il punto è che spesso i soldi non bastano. Ma le spese dello Stato non sono rinviabili. Che fare, allora? Un po’ come noi, quando abbiamo bisogno di liquidità ma non ne abbiamo a disposizione, lo Stato si indebita. In termini tecnici, possiamo dire che il debito pubblico è l’insieme dei debiti che uno Stato contrae per far fronte al suo fabbisogno.

Esistono vari strumenti ai quali lo Stato fa ricorso per finanziare il suo debito. Il più utilizzato è l’emissione di titoli obbligazionari. Come forse saprai, ne esistono di diversi tipi: li riepiloghiamo qui di seguito.

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Un investimento a fronte di interessi

Chi decide di puntare i suoi soldi su un titolo di Stato, lo fa con l’idea di ricevere in cambio qualcosa. Nello specifico, interessi. I quali sono tanto più alti quanto maggiore è il rischio rappresentato dall’investimento. E quando si parla di obbligazioni, il rischio principale con il quale si ha a che fare è che il Paese emittente vada in default e non sia quindi in grado di restituire il prestito ricevuto. I soggetti che si occupano di misurare il rischio-Paese sono le agenzie di rating. Ma chi è che invece presta i soldi allo Stato investendo nelle sue emissioni obbligazionarie?

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Debito/PIL, l’Italia si conferma seconda

Riducendo l’ammontare del suo debito e, in generale, migliorando lo stato di salute dei suoi conti pubblici, un Paese può presentarsi in forma migliore ai suoi potenziali investitori – e quindi ottenere prestiti più facilmente e pagare interessi più bassi.

Ma come si fa ad avere un’idea della dimensione del debito di un Paese? Semplice: con una percentuale, data dal rapporto tra debito e Prodotto Interno Lordo. L’Italia, a fine 2021, era poco sopra al 150%, confermandosi al secondo posto dopo la Grecia.

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Ma come ha fatto il debito italiano a superare il 150% del PIL quando, approvando il cosiddetto “fiscal compact”, nel gennaio del 2012 l’Unione Europea ha imposto a tutti gli Stati membri l’obbligo di pareggio di bilancio e la progressiva riduzione del rapporto debito/PIL fino al 60%? La risposta è semplice: le crisi che si sono susseguite dal 2008 in avanti non hanno reso facilissimo attenersi al “regime dietetico” prescritto da Bruxelles.

Ma la vera esplosione del nostro debito è avvenuta tra la metà degli anni Settanta e la metà degli anni Novanta, quando, per varie ragioni, l’Italia ha abbandonato la normale disciplina di bilancio e alimentato la spesa pubblica, come spiegava tempo fa Mattia Losi su Il Sole 24 Ore.

Debito e investimenti: parlane con il tuo consulente

In ogni caso, è di tutto questo che tengono conto gli investitori per decidere se e quanto conviene investire nel nostro debito. Al momento, il gioco sembra valere la candela: a fronte di un rendimento interessante, il giudizio delle agenzie di rating è BBB per S&P e Fitch e Baa3 per Moody’s. Il che ancora ci colloca nella fascia “investment grade”, ovvero quella dell’investimento relativamente sicuro.

Ma conviene includerlo nel proprio portafoglio? Non c’è una risposta valida per tutti: per valutare l’eventuale investimento, l’unica cosa da fare è parlarne con il proprio consulente finanziario di fiducia.

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Il presente articolo è stato redatto dal team del blog AdviseOnly.com e ha una finalità esclusivamente informativa. Non va quindi inteso in alcun modo come consiglio finanziario, economico o di altra natura e nessuna decisione, di investimento o di altro tipo, deve essere presa unicamente sulla base dei contenuti qui riportati. L’articolo non costituisce da parte di AdviseOnly.com un’offerta al pubblico d’acquisto o vendita di titoli e più in generale di strumenti finanziari e/o attività di sollecitazione all’investimento, ai sensi del decreto legislativo 24/02/1998, n. 58.