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ESG: sicuro di sapere tutto sulla governance?

Nel discorso sugli investimenti ESG, la governance tende sempre a passare un po’ in secondo piano: in realtà, è il vero perno di tutto.

L’attenzione alla sostenibilità, che sia ambientale, sociale o gestionale, è un po’ come il talento: o c’è o non c’è. E in un’impresa, se questa attenzione c’è, è componente inestricabile del modo di fare business. Non solo: i suoi tre pilastri – ambiente, società, conduzione aziendale – sono essi stessi intrecciati tra di loro inesorabilmente.

La governance? Il perno di tutto

I tre comparti della sostenibilità tutto sono, fuorché stagni. “Eccellere nella governance” – scrivevano tempo fa Witold Henisz, Tim Koller e Robin Nuttall nel McKinsey Quarterly intitolato “Five ways that ESG creates value” – “richiede di padroneggiare non solo le leggi ma anche il loro spirito”. Cosa che induce, quasi per naturale conseguenza, a prevenire le violazioni anche sul piano ambientale e sociale e ad avere un confronto trasparente con i regolatori. A tutto vantaggio del valore della società e, a cascata, del portafoglio di chi vi investe.

Se quando parliamo diinvestimenti ESG l’attenzione tende ad andare più di sovente sulla “E” di environment (ambiente) e sulla “S” di social e la governance tende a passare un po’ in secondo piano, in realtà possiamo affermare che è la governance il perno di tutto. Perché, come sostiene Sara Carvalho de Oliveira, ESG analyst di Sycomore Asset Management “le aziende possono avere valori e obiettivi orientati alla sostenibilità, ma senza una buona governance non è possibile realizzarli”.

Ma cosa si intende per governance?

Cominciamo col dire che siamo di fronte all’ennesimo anglicismo finanziario. Il suo approdo nel nostro vocabolario viene fatto risalire agli anni Novanta del secolo scorso. Ma cosa vuol dire, esattamente, governance? Di solito la riassumiamo con “gestione aziendale”. In realtà, la questione è un pochino più complessa. Dicesi governance, infatti, l’“insieme dei principi, dei modi, delle procedure per la gestione e il governo di società, enti, istituzioni, o fenomeni complessi, dalle rilevanti ricadute sociali” (fonte: Treccani).

A volerlo tradurre alla lettera, spiega Silverio Novelli sulle pagine online della Treccani, governance “propriamente vuol dire ‘modo di dirigere, conduzione’”. Per raccontarla in una chiave etimologica, potremmo dire che le radici della parola governance partono da molto lontano: “dal francese gouvernance, a sua volta dal latino medievale gubernantia di Boezio (a sua volta dal verbo, del latino classico, gubernare, da cui il nostro governare)”, spiega Novelli. E, in fondo, questo è: governo inteso come insieme di modi di regolare la vita sociale, economica e altro ancora di un’impresa, di un’istituzione e così via. Ma torniamo a valle: e cioè, all’attualissimo ESG.

Come capire se una governance è sostenibile?

In che modo si può capire se una governance “funziona” dal punto di vista della sostenibilità? Sara Carvalho de Oliveira di Sycomore AM suggerisce di valutare come sono organizzati tra di loro i poteri esecutivo, governativo e di supervisione, e dunque top management, azionisti e consiglio di amministrazione. Secondo questa lettura, la governance funziona se i poteri sono bilanciati e separati. Laddove invece i poteri sono concentrati in un’unica persona o in un solo organo, il modello di governance tende a incorporare un rischio maggiore.

Ciò premesso, è importante poi capire se governo societario e management agiscono tenendo conto praticamente solo degli azionisti – e, dunque, dell’obiettivo di massimizzare il valore dell’azienda e delle sue azioni – o se invece la loro condotta prende in considerazione anche gli altri portatori di interessi (i cosiddetti stakeholder, altro anglicismo molto in voga negli ultimi anni), come per esempio i dipendenti, i collaboratori, i fornitori, la società civile.

Questo secondo modello punta alla condivisione del valore in modo equo fra tutti gli stakeholder ed è meno esposto al rischio di inciampi più o meno sgradevoli.

Una governance “sostenibile” migliora le performance?

Il tema della correlazione tra ESG e performance è ancora tutto da sviscerare: c’è ancora poca letteratura in merito e ancora parecchio da esplorare e osservare. Ma negli ultimi anni è stata condotta e pubblicata qualche ricerca interessante. Tempo fa, per esempio, Banor SIM e la School of Management del Politecnico di Milano hanno esposto i risultati di uno studio sulla relazione tra mercato obbligazionario e rating ESG.

L’analisi riguardava 536 obbligazioni quotate sui listini europei ed emesse da 146 imprese di medie e grandi dimensioni tra il gennaio del 2014 e il dicembre del 2018, esclusi i titoli convertibili e quelli collocati da banche e società immobiliari. Le evidenze mostrarono una performance migliore dei titoli associati alle buone pratiche ESG. Non solo: il parametro che risultò più discriminante fu proprio quello legato alla buona governance.

Ha molto senso: dopotutto, il fattore governance è percepito come rilevante per quegli investitori interessati a ridurre il rischio di insolvenza.

Sostenibilità in portafoglio: come possiamo concludere?

Ribadendo che, in linea di massima, una governance veramente attenta anche all’etica e alla sostenibilità, oltre che ai risultati finanziari, favorisce performance migliori nel tempo. A vantaggio anche dell’investitore.

Per approfondire e riflettere meglio sul tema governance e più in generale ESG, puoi sempre fare riferimento a un consulente finanziario, che resta il punto di riferimento numero uno anche per capire come iniziare a investire in sostenibilità in modo ragionevole e sensato.

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Il presente articolo è stato redatto dal team del blog AdviseOnly.com e ha una finalità esclusivamente informativa. Non va quindi inteso in alcun modo come consiglio finanziario, economico o di altra natura e nessuna decisione, di investimento o di altro tipo, deve essere presa unicamente sulla base dei contenuti qui riportati. L’articolo non costituisce da parte di AdviseOnly.com un’offerta al pubblico d’acquisto o vendita di titoli e più in generale di strumenti finanziari e/o attività di sollecitazione all’investimento, ai sensi del decreto legislativo 24/02/1998, n. 58.